La vita di oggi, il cosiddetto progresso, l'urbanizzazione, l'allontanamento dal mondo rurale, dai ritmi e dalle consuetudini della vita agreste, hanno portato i più ad allontanarsi dalle proprie radici, spesso a rinnegarle. A non vedere il senso delle cose semplici, a non rispettare il diverso, a diffidare e osteggiare. Il mondo dei "sedentari" non è mai stato così lontano com'è oggi da quello dei transumanti, dei pastori vaganti, di chi – per discendenza o scelta – vive in continuo movimento dal monte alla pianura, dalla pianura al monte, a caccia di erba buona per i propri animali.
E così capita a volte di leggere di greggi descritti come pericoli pubblici: i cronisti locali scrivono quel che le moltitudini dei lettori vogliono leggere, rafforzando il senso di un pensare ostile. Rari i casi in cui i media preferiscono offrire una visione alternativa e più corretta, in cui le deiezioni tornino ad acquisire il loro corretto status di concime organico e i pastori ad occupare il ruolo che gli è proprio: quello di custodi dei territori.
Accade poi l'inatteso evento: un'amministrazione pubblica – quella di Ferrara – decide di accogliere uno dei reietti, le sue pecore e i suoi cani, e come per incanto decine di giornali tornano sui loro passi, celebrando un evento che molti di noi vorrebbero fosse normalità: gli ovini pascoleranno sino a fine maggio nel "Sottomura" estense, ingaggiate per curare al meglio uno dei prati pubblici cittadini.
Così facendo, il Comune di salva 8mila euro destinati annualmente a due tagli d'erba stagionali che sino al 2015 erano stati affidati alle falciatrici a scoppio. Il prato e la terra ringraziano per non dover subire il peggio – la ricaduta di benzene e ossido di carbonio – e per un dono che nessuno sembra più capire: il buon concime organico ritorna – e ritorna la vita – dove la pastorizia viene accolta.
Protagonisti dell'evento, oltre ad un'amministrazione pubblica finalmente illuminata, sono il pastore Massimo Freddi e i suoi aiutanti e le seicento pecore, assieme a Modo e Flay, i cani che governano il gregge in ogni suo spostamento, dall'alta Val Trompia alla Valle Sabbia, al fondovalle bresciano, e di lì al Garda, al Mincio, alle campagne ferraresi.
I giornali oggi intervistano Massimo, pastore transumante che assurge al ruolo di testimone di un mondo assai diverso da quel che la gente crede. Un mondo in profondo cambiamento, grazie anche all'avvento delle nuove tecnologie e dei social media. Un mondo che si è aperto al dialogo e che di tanto in tanto trova chi è disposto ad ascoltarlo, ad incontrarlo, e a conoscerlo. Un mondo che molti credono anarchico e fuori dalle norme, ma che sottosta alle regole, ai controlli sanitari e ai dazi (ogni comune attraversato dà il proprio benestare al passaggio, previo pagamento di una tassa, ndr). Fatto di gente semplice, che semplicemente ama la natura e che altro non vorrebbe che essere accettato per quel che è, e come di rado accade.
Ma l'aspetto più bello dell'intera vicenda ce lo riserveranno le prossime settimane; qualcosa cambierà in quel territorio, a partire dalle nuove generazioni: alcune scolaresche visiteranno il gregge e incontreranno il pastore, assisteranno alla tosatura e verranno in contatto con un mondo che mai come oggi è tornato ad essere loro così vicino. Gli adulti del futuro – i bambini – avranno l'occasione di imparare; chissà se anche gli adulti – ad iniziare da insegnanti e genitori – sapranno cogliere l'occasione per capire, e per riscattarsi.
L'altra faccia della medaglia
Ma l'Italia ha mille facce, si sa, e così, mentre Ferrara lancia un messaggio intriso di speranza, la Sicilia – che terra di pastori è stata e ancora è – s'indispettisce davanti ad una scena che ha nel paradosso la sua essenza. I giornali locali si indignano, lanciano un'accusa: "Pecore sulla scalinata della Cattedrale" di San Gerlando, ad Agrigento, che così "diventa pascolo". Si grida allo scandalo per così poco, mentre da anni la monumentale chiesa scivola a valle, appoggiata com'è sulla roccia che frana. E pensare che i fondi per il restauro ci sarebbero, e che l'amministrazione regionale sembra restia ad erogarli. Le pecore brucano l'erba che scalza il selciato, fuori dal monumento sacro, diventando così loro la pietra dello scandalo.
Milletrecento chilometri separano Agrigento da Ferrara. Da oggi sembrano molti di più. Sembrano anni luce.
4 aprile 2016