Non ci sarà più una festa a Magasa per sostenere il vero Tombea e il suo principale produttore, Germano Eggiolini. Non ci saranno occasioni per le istituzioni regionali e locali per salvare il gioiello caseario della Val Vestino. Germano se ne va. Lui e la sua famiglia – moglie e due figlie piccole – si trasferiranno con la mandria di trentacinque vacche di razza Pezzata Rossa.
La decisione di Germano e della moglie appare ormai irrevocabile: stando alle cronache del quotidiano locale Brescia Oggi i due avrebbero ormai acquistato un ettaro di terreno nel limitrofo paese di Capovalle. Un terreno finalmente di proprietà, in cui realizzare una stalla e un caseificio su cui nessuno potrà rivendicare diritti o far pendere richieste irricevibili, come accaduto più volte in passato.
Particolare non irrilevante, però: il terreno è fuori dalla zona di produzione del formaggio che proprio Germano ha contribuito a rendere noto, e Germano – a quanto pare – sarebbe determinato a marchiarlo ancora Tombea. Delle due, una: o si aprirà un contenzioso tra Eggiolini e i produttori di Magasa (ma i quantitativi in gioco sono davvero irrilevanti, ndr) oppure – come Brescia Oggi sostiene – il contendere sarà tra i due paesi.
A nostro avviso sarà possibile però una terza ipotesi, a cui Eggiolini dovrà ben badare, ora che la vicenda otterrà un eco non irrilevante, nell'ambito locale: uscire dalla zona di produzione e continuare a fare il solito formaggio, solo perché si dispone degli stampi per marchiare, porterà alle sanzioni previste dalla legislazione in merito ai prodotti PAT. Sarà forse bene tentare la strada dell'allargamento dell'area di produzione, e passare per un periodo di transizione in cui il formaggio potrebbe chiamarsi semplicemente formaggio, come anticamente accadeva. Dopotutto, e dopo tutti questi anni, ciò che più conta per la ristretta clientela di Germano è la garanzia che solo il suo nome e il suo fare offrono.
21 novembre 2016