Il Latte Nobile del Piemonte disegna le sue strategie commerciali

Vacche al pascolo a Cascina Roseleto, azienda leader nella produzione di Latte Nobile in Piemonte - foto Cascina Roseleto©In un mercato come quello del latte, che da oltre un anno vive nelle incertezze del “dopo-quote” e nell’estrema volatilità che ne è conseguita, gli stakeholder (o “portatori di interesse”) stanno valutando le possibili dinamiche future. Nell’impossibilità di individuare la “ricetta” miracolosa, gli operatori si ritrovano impegnati a capire come muoversi, avendo a che fare con liberalizzazione, cambiamento e prospettiva di nuove criticità sempre possibili di fronte a scelte non semplici da compiere.

In questa direzione ci appare tanto ricco quanto prezioso l’e-book dell’Università degli Studi di Torino, pubblicato nei giorni scorsi al termine di un lavoro multidisciplinare finanziato dalla Fondazione San Paolo. Il documento, intitolato “Strategie per la valorizzazione commerciale del Latte Nobile piemontese”, è firmato dai Professori Giampiero Lombardi (Scienze Agrarie) e Giovanni Peira (Economia Aziendale) e dal ricercatore Damiano Cortese (Economia Aziendale), tutti dell’Università di Torino.

La nuova pubblicazione sul Latte Nobile del Piemonte, edita dal DiSAFA dell'Università di Torino e disponibile da pochi giorni sul web sotto forma di e-book gratuito“Il settore della zootecnia da latte in Piemonte”, spiegano gli autori nella presentazione,”è caratterizzato dalla presenza di circa 165mila vacche che producono nel complesso circa 840mila tonnellate annue di latte. Circa il 10% è prodotto in montagna, mentre il restante 90% è ottenuto in allevamenti di pianura. Una parte della produzione di latte è utilizzata per la produzione dei sei formaggi Dop e dei sessanta Prodotti Agroalimentari Tradizionali”. “In questi ultimi anni”, continua la presentazione, “oltre ai formaggi è aumentato l’interesse verso il latte alimentare per il consumo diretto, sia da parte dei consumatori, sia da parte dei produttori”.

Uno dei tanti grafici di cui la pubblicazione è ricca, quello sul Rapporto tra superfici foraggere permanenti avvicendate e seminativi a uso zootecnico nelle province piemontesiCerto, quella del Latte Nobile, come spiegano gli autori, non è detto che debba essere la strada per risolvere i problemi del comparto, ma “può essere una possibile via da percorrere”. “Questo prodotto”, prosegue la presentazione, “è ottenuto da un’alimentazione dei bovini con risorse foraggere polifite ottenendo un latte con una qualità organolettica e nutrizionale completamente diversa e migliore rispetto a quella con un’alimentazione con unifeed”.

Uno dei grafici più interessanti dal punto di vista merceologico, quello sulla disponibilità dei consumatori intervistati a pagare il Latte Nobile“In questi ultimi anni”, spiegano i docenti universitari torinesi, “la segmentazione del mercato del latte alimentare si è andata via via arricchendo di nuovi prodotti e il Latte Nobile è un prodotto premium che, alla luce di un percorso esperienziale di consumo, i campioni di indagine, hanno attribuito un prezzo intorno ai 2 euro”.

La sfida del Latte Nobile è evidentemente quella di costruire una filiera che possa produrre esternalità positive non solo sotto il profilo produttivo-commerciale, e che riesca “a realizzare”, ipotizzano gli autori, “dei progetti turistici, come le Vie del Latte, o i progetti educational per le scuole, per rinsaldare, sempre più, il rapporto tra il mondo agricolo e le giovani generazioni”.

L’e-book – che si articola nei capitoli “Il Latte Nobile: dall’idea innovativa al modello di filiera”, “Il contesto: variazioni e trend dell’ambito settoriale e geografico” e “Replicabilità dell’esperienza campana e possibilità di implementazione del modello Latte Nobile in Piemonte” – è disponibile gratuitamente sul portale ReserchGate, ed è scaricabarile (37,3Mb) cliccando qui.

28 novembre 2016