Latte: è polemica tra Cortina e Busche per il marchio scippato

Il Latte Cortina, prodotto a Busche con latte veneto, sfrutta il marchio della Perla delle Dolomiti senza averne i diritti - foto dal profilo Facebook di Sara Zardini®È polemica in provincia di Belluno tra i detentori dello scoiattolo rosso – vale a dire il marchio che in tutto il mondo riporta alla mente la "Perla delle Dolomiti" ed una società trevigiana che rifornisce di prodotti alimentari la grande distribuzione e i negozi al dettaglio, la Tramite Srl di Treviso, che da qualche tempo ha aggiunto nel suo paniere il Latte Cortina, pur non avendo alcun titolo per farlo.

Il latte incriminato, confezionato a Busche, nella bassa bellunese, sarebbe in vendita dai primi di novembre. Sulle confezioni salta subito all'occhio il marchio distintivo della nota località turistica, famosa nel mondo. Peccato che il latte contenuto nelle bottiglie sia genericamente veneto, verosimilmente di pianura e certamente non delle poche vacche presenti nel territorio di Cortina.

Sara Zardini impegnata come ogni anno nella fienagione. Il suo latte non può essere confuso con quelli di pianura, da vacche alimentate a silomais e unifeed - foto dal profilo Facebook di Sara Zardini®Per utilizzare il marchio della "perla delle Dolomiti", di proprietà della municipalizzata SeAm (Servizi Ampezzo) bisognerebbe presentare domanda alla SeAm e ricevere la necessaria autorizzazione scritta, accompagnata dall'indicazione dei diritti di vendita, che a seconda dei casi sono insindacabilmente definite dalla detentrice del marchio, tra il 2% e il 7%.

La notizia è letteralmente deflagrata sul web dalle pagine Facebook dell'allevatrice Sara Zardini (le dedicammo un articolo nel 2012), che nella località turistica ampezzana conduce l'azienda agricola Alpe Cortina, producendo latte, yogurt e dessert.

Stando a quanto riferito giovedì scorso dal quotidiano locale Il Corriere delle Alpi, la SeAm siglò una serie di contratti per la commercializzazione di alcuni prodotti a marchio "Cortina". Tra questi anche un contratto con la società Tramite Srl di Gianantonio Tramet, con sede in Valdobbiadene, per la commercializzazione di alcune tipologie di prodotti, tra cui quelli caseari, le marmellate, le tisane. Ma non il latte.

Il marchio che sarebbe stato abusato dalla Tramite di Valdobbiadene. Perché la municipalizzata di Cortina SeAm non ha respinto il suo uso? Perché non ha difeso i suoi allevatori?Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano bellunese, la richiesta di commercializzare latte a marchio "Cortina" sarebbe arrivata alla municipalizzata ampezzana, senza che questa abbia però mai risposto, essendo in corso, a detta degli interessati, una valutazione di merito.

I commenti con cui Sara Zardini ha rilanciato la notizia su Facebook sono giustamente carichi di sdegno e di sconforto, e variano da un "ci mancava giusto questo" ad un "grazie a chi lo ha permesso". Quanto è giusto – per i consumatori e per Sara – che un latte genericamente prodotto "in Veneto", da vacche verosimilmente allevate a silomais e unifeed venga spacciato per ciò che non è? Sara nutre le proprie vacche come solo in montagna è possibile: buon fieno alpino e pascolo quando la stagione lo consente. Fatte queste debite considerazioni, quanto ci voleva e cosa per indurre la SeAm a respingere la richiesta, per difendere la produttrice di vero latte cortinese?

A farsi carico delle ragioni del territorio con la giusta determinazione è stato l'ex capogruppo di minoranza Stefano Ghezze, che ha rivendicato l'opportunità di favorire i produttori locali nello sfruttamento del marchio di Cortina. Un'intervista a Ghezze, intitolata "Il marchio Cortina lo usino i cortinesi", è apparsa sempre sul Corriere delle Alpi il 1° dicembre ed è raggiungibile cliccando qui.

5 dicembre 2016