Per secoli e secoli la pastorizia è stata per molti popoli la leva dell’economia: gli allevatori sostenevano lo Stato pagando una tassa per ogni capo allevato; erano i tempi in cui l’allevamento era ancora in equilibrio con l’ambiente, e la qualità delle produzioni diffusamente alta. I sistemi industriali, che avrebbero dovuto portare ricchezza, modernità, salubrità ci hanno proiettato in una realtà assai poco in sintonia con l’ambiente, con il benessere animale e con la qualità reale delle produzioni.
È sotto queste premesse che ci si avvicina alla giornata di studio "Riapriamo quella porta", che si terrà a Sepino venerdì 16 maggio e che sarà dedicata al mondo del Latte Nobile (latte vaccino, ndr), nella celebrazione di un mondo e di una cultura transumante di cui sono giunti a noi poche e mutate realtà ormai marginali. Sepino, e la sua porta, furono strettamente legati, per secoli e sino a non molti anni fa, alle transumanze che da lì puntualmente passavano, scandendo i movimenti tra le coste pugliesi e i territori più interni di Molise, Abruzzo, Basilicata e Campania, da sempre caratterizzati dalla pastorizia.
"Una pastorizia a cui", è sottolineato nella presentazione dell'evento, "è stato gentilmente chiesto di farsi da parte, di scomparire. Per fortuna il tentativo non è riuscito in pieno, c'è ancora chi resiste sui pascoli collettivi e di quota". Certo, «un modello diverso dall'intensivo esiste», sottolinea Roberto Rubino, che della realtà del Latte Nobile è il prono fautore, «e vogliamo tirarlo fuori. Sparsi per la penisola vi sono piccoli allevamenti che insistono con un'alimentazione a base di erbe polifite, con animali mai alimentati in maniera spinta e longevi, nel rispetto dell'ambiente e della qualità del sistema».
Non è un caso quindi se proprio «da Sepino», conclude Rubino, «vogliamo ripartire per dare slancio ad un nuovo modello di allevamento, anch'esso rispettoso dell'ambiente, dell'animale e dei consumatori: quello legato alla produzione del Latte Nobile».
A breve tre progetti di ricerca e sviluppo stanno per essere conclusi in Molise e in Piemonte: una ventina di allevatori stanno già producendo Latte Nobile ed altri si apprestano a farlo. Si opera nell'ambito dello sviluppo dei nuovi prodotti lattiero-caseari, dei relativi processi e tecnologie nei settori agricolo, alimentare e forestale, delle innovazioni connesse al miglioramento della competitività del settore.
Nella giornata del 16 maggio, gli organizzatori faranno il punto sui risultati della ricerca e sulle prospettive dei modelli adottati.
5 maggio 2014
Programma di "Riapriamo quella porta"
Sepino (CB), venerdì 16 maggio 2014
Mattina
c/o il Teatro Romano di Altilia
9:30-13:00
Seminario "Indici di qualità del Latte Nobile e risultati"
9:30 Saluti di Filomena Zeoli, sindaco di Sepino, dei responsabili dei progetti nelle tre regioni e dei rappresentanti delle istituzioni
10:00-13:00 Relazioni di:
– Roberto Rubino "Potenzialità del nuovo modello"
– Giampietro Lombardi (Università di Torino) "Risultati in Piemonte"
– Giampaolo Colavita (Università del Molise) "Risultati in Molise"
– Stefania Carpino (CoRFiLaC) "Risultati in Campania"
– Federico Infascelli (Università di Napoli) "Indici di qualità dell'erba
Pomeriggio
c/o Località Piana dei Mulini, Colle di Anchise
15:30-18:30
"La comunità del Latte Nobile si incontra"
anima la discussione Beppe Bigazzi
I protagonisti della filiera del Latte Nobile sono numerosi e dislocati in diverse regioni. Gli allevatori di Castelpagano, dell'Alto Molise, di Petacciato, dell'Alta Irpinia, della Basilicata, del Lazio, della Sicilia e del Piemonte. E poi, La Compagnia della Qualità, il Caseificio Aversano, Scaramurè, il cioccolatiere Gay-Odin e Valmolise si incontreranno per condividere problemi, spettative, strategie e prospettive.
A seguire: test di confronto con prodotti da Latte Nobile
Conclude Vittorio Facciolla, Assessore all'Agricoltura della Regione Molise
3184