La Francia ha il suo latte da fieno. L’Italia del Nord si organizza

foto Pixabay©La cultura del buon latte da fieno ritorna in auge anche in Francia, e per la precisione in Bretagna, grazie all’iniziativa dell’associazione “Lait de foin – Heumilch France”, che si è recentemente determinata a produrre in maniera organizzata un latte fresco di qualità superiore rispetto agli standard di mercato. Un latte caratterizzato da un profilo dei grassi di tutto rispetto, ispirando la propria iniziativa al modello austriaco dell’Heumich Stg.

È così che un gruppo di allevatori di una delle regioni francesi più caratterizzate dalla disponibilità di pascoli si è determinato a valutare direttamente il fenomeno del buon latte austriaco, compiendo un viaggio di formazione nel land di Salisburgo ed approfondendo lo studio su un mercato – quello austriaco – in cui il 15% del latte venduto è oramai l’Heumilch, prodotto di cui l’85% dei consumatori di quel Paese dichiara di conoscere le caratteristiche.

 L’associazione francese, che ha sede nella regione di Morbihan, si è già dotata di un impianto di essiccazione del fieno, ed è riuscita a coinvolgere cinquanta allevatori del “Grand Ouest”, operanti in larga parte in regime di biologico. Da questa aggregazione, e dalla determinazione ad uscire dalla grave crisi che il comparto vive da oltre un anno, gli allevatori sono partiti presentando, mesi fa, la domanda per ottenere il sistema di protezione “Stg”, che – rispetto alla Dop – non vincola al territorio bensí al metodo produttivo.

Alla base delle specifiche produttive del “Lait du foin Stg” c’è la dieta delle vacche, caratterizzata da un minimo del 75% di erba e/o fieno, dall’esclusione degli alimenti fermentati (insilati) e degli Ogm. L’obiettivo dichiarato dagli artefici del progetto è quello di produrre un latte con un miglior profilo degli acidi grassi (più Omega 3, betacarotene, Cla, etc.), così da offrire ai consumatori un latte alimentare assai migliore rispetto a quello industriale. Un latte da vendere sia imbottigliato che in cisterna, per i trasformatori che vogliano produrre formaggi di alta qualità.

I programmi produttivi già ci sono: si parla di 18-20 mila tonnellate di latte all’anno, quando un maggior numero di adesioni da parte degli allevatori francesi saranno pervenute. E sì, perché il progetto è già destinato a crescere, e velocemente, grazie alle oltre duecento richieste di adesione arrivate in poche settimane da tutto il Paese. E grazie anche alla domanda di latte da parte di caseifici che puntano sulla qualità reale.

In Italia ancora nessun latte degno di nota, ma qualcosa al Nord si muove…
Guardiamo quindi con crescente interesse quanto accade – per ora all’estero – confidando che anche in Italia (se non al Sud, al Nord, dove alcuni sentori si registrano: ve ne parleremo presto!) si seguano esempi così ben organizzati e virtuosi come quelli francese, inglese e austriaco, che mettano la cultura del buon fieno e, nei casi migliori il pascolamento, al centro dell’attività produttiva.

Come i nostri lettori ben sanno, il buon latte esiste e fa bene. E non è prodotto dai soli proclami (meno che mai dalle frottole di cantastoriePulcinella) ma dai fatti concreti, riscontrabili dalla serietà degli operatori, dalla trasparenza resa ai consumatori, grazie anche alle analisi di laboratorio, che in un futuro – che si spera prossimo – la nostra redazione riprenderà a pubblicare (qui le prime, che nell’ottobre scorso portarono ad oltre 6mila letture), vista la crescente richiesta di trasparenza che ci giunge da una sempre più ampia parte del nostro pubblico.

13 marzo 2017

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