Pecore alle castagne, come una volta. È accaduto nel reggiano

Classico sottobosco di castagneto - foto dal sito web di Parco Appennino©Sui nostri Appennini, i boschi secolari di castagni hanno un fascino ed un sapore antichi, che come pochi altri parlano di storia, di lavoro e tradizione. Delle nostre civiltà contadine per cui il castagneto era reddito spesso primario: per i frutti, la legna da edilizia e per mobilia e il tannino, per la concia delle pelli. E per tutto questo ed altro ancora era reddito, e sostentamento per la famiglia.

Sino al secolo passato, il bosco di castagno ha portato parte della propria produzione – quella dei frutti non vendibili in quanto piccoli – ad intrecciarsi con l'alimentazione animale familiare (suinicoltura), o con la pastorizia, nell'incessante incedere delle greggi, mutuando la facoltà di pascolo con il formaggio e il latte lì prodotto.

Attorno ai valori del castagneto e della pastorizia è stato di recente articolato un progetto che nei giorni scorsi ha concretizzato le sue prime tappe, grazie all'iniziativa del Consorzio Castanicoltori dell'Appennino Reggiano.

Un progetto che ha coinvolto le aziende agricole Teggiolina, Bosco Antico, Pan d'Albero, oltre al Consorzio Castanicoltori dell'Appennino Reggiano (partner e patrocinanti interessano poco, e per nostra consuetudine li riferiamo in coda) per ricreare l'incontro tra i castagneti secolari di Marola e il gregge di capre e di pecore (sarde e comisane, e di qualche cornigliese, ndr) di Roberto Ribecco, il pastore pugliese che qua si è stabilito da anni, sostenuto dalla moglie nel produrre un unico pecorino (coniugato nelle varie stagionature sino al 3 anni), una ricotta e i salumi (di suino), tutti condotti al pascolo (pecore, capre, poche bovine e allo stato semibrado (suini).

Il progetto ha visto gli animali raggiungere ieri i castagneti condotti al pascolo dal pastore Roberto, dai suoi cani pastori da guardiania, dalle greggi, seguendo un percorso che dall'ovile, sito a Fariolo di Felina, nel comune di Castelnovo ne' Monti, ha toccato diversi punti d'interesse storico e culturale di Marola, frazione del Comune di Carpineti, prima di salire ai castagneti di Canova, Tiolla e Usee, per un percorso complessivo di oltre 30 chilometri.

La bella iniziativa ha le sue radici nella storia di un territorio in cui la pastorizia ha sempre avuto un ruolo fondamentale, unitamente alla castanicoltura. Le greggi (allora di razza cornigliese) si spostavano nei boschi in primavera e dopo la raccolta delle castagne, per spigolare i resti dei frutti. Questo permetteva il sostentamento degli ovini, oltre alla pulizia e alla concimazione del castagneto, in modo del tutto ecologico. La presenza degli animali garantiva inoltre una profilassi naturale per la diminuzione degli insetti ed un conseguente aumento del raccolto.

A pochi chilometri dalla meta, in località Canova di Marola, l'incontro con i cittadini e gli appassionati ha avuto il suo momento sociale in un semplice ma tradizionale rinfresco dando all'iniziativa il senso sociale che giustamente cercava nel voler essere, sostengono al Consorzio Castanicoltori dell'Appennino Reggiano, "il trampolino" di lancio "per ciò che vorremmo diventasse una consuetudine dei nostri luoghi". Per l'occasione sono stati proposti i formaggi di pecora e capra, freschi e semistagionati, e i prodotti ottenuti dalla lavorazione della castagna.

Il progetto vede la collaborazione dell'Associazione Torri e Fontane e della Pro Loco di Marola, oltre al patrocinio dei comuni di Carpineti e Castelnovo ne' Monti e della Riserva MaB Unesco.

12 giugno 2017