Davvero non ci voleva, che per un manipolo di malfattori un intero mondo, quello della Fontina, dovesse pagare un tributo così grande, sino a rischiare di cadere nel calderone del comune “sentito dire”, che rischia di trasformarsi poi in messa al bando in tronco di un prodotto. Lo scandalo della Fontina “fuorilegge” è ancora caldo, ma qualcosa già succede, per fortuna, per poter affermare al mercato come stanno le cose da queste parti.
E per fortuna ci sono le donne a dirlo, con la ragione dei fatti, che vale più di mille parole, e con la loro forza sottile, incessante e inattaccabile fatta di lavoro, dedizione ed eccellenza. Donne che danno oggi a tutti il segno di un nascente riscatto, e che ripartono a testa alta, perché il lavoro onesto paga.
È successo al concorso “Fontina d’Alpage 2009”, infatti, che le donne abbiano trionfato, lasciando giù gli uomini dal podio, ex aequo quarti, ad applaudirle come mai era accaduto prima. Perché Tiziana, Rosella e Irene i tre primi posti li hanno fatti loro, con la forza del lavoro d’alpeggio, duro e straordinario e la maestria di chi gestisce il caseificio come nessun’altro.
Ed è così che a Tiziana Cerise (nelle foto, lei e la sua Fontina prima classificata, prodotta in alpeggio Barasson di Etroubles, 1.900 mt slm, 86 bovine monticate), Rosella Frachey (alpeggio l’Arp-Vieille di Valgrisenche, 2.200 mt slm, 68 bovine) e Irene Abram (alpeggio Berovard di Ollomont, 2.000 mt slm, 90 bovine) sono andati, nell’ordine, i primi tre premi di questa prestigiosa kermesse, ieri ad Aosta, in concomitanza con la consegna dei riconoscimenti alle Reines vincitrici delle omonime Batailles.
Per la cronaca, gli altri sette finalisti sono stati (in ordine alfabetico) Leo Betemps (alpeggio La Léchère di Bionaz), Sandro Bonin (alpeggio Grimaudet di Gressan), Andrea Clusaz (alpeggio Beaurègne di Arvier), Caseificio Agricole Valgrisenche di Valgrisenche, Rino Favre (alpeggio Larveusse di Doues), Rinaldo Petitjacques (alpeggio Les Barmettes di La Thuile), Attilio Yeuilla (alpeggio Les Maisonnettes di Avise).
A differenza degli scorsi anni, l’incontro ha assunto un significato straordinario in quanto stavolta s’è parlato, tanto nei discorsi ufficiali che in sala, delle vicende che l’11 novembre scorso fece esplodere un vero e proprio “scandalo della Fontina”, causato da pochi malfattori, e dell’importanza che a maggior ragione in questo contesto assumono un premio come questo e il buon lavoro di tanti onesti produttori.
Da sottolineare che, il 15 scorso, per iniziativa del Club Papillon di Paolo Massobrio, la manifestazione Golosaria aveva ospitato una gara d’asta delle migliori Fontine d’alpeggio 2009, a cui aveva partecipato il fior fiore della ristorazione dell’Italia del Nord Ovest, arrivata a spingersi a pagare sino a 50 Euro al chilo i migliori esemplari.
Una bella risposta a chi volesse dipingere ancora una realtà a fosche tinte, ma anche un monito a chi, come Gerardo Beneyton, aveva prospettato, a inizio mese, la possibilità di passare da due lavorazioni giornaliere a una, in nome della necessità di economizzare i processi produttivi. La strada giusta è ora segnata, semmai fosse stato necessario, ed è fatta d’impegno e sacrificio, di risultati e tradizione. Ingredienti con cui il prezzo di vendita andrà rivisto al rialzo (come accaduto già per il Bitto storico, ndr), per la gioia dei buongustai e dei consumatori accorti.
Il nostro motto sarà anche il loro, d’ora in avanti: mangiare un poco meno ma tanto meglio. Per sé stessi e per mantenere viva la parte più autentica delle nostre produzioni agricole.
23 novembre 2009