Chi conosce il CoRFiLaC* di Ragusa ne riconosce senza dubbio i meriti. I tanti e stimabilissimi meriti di chi ha saputo salvare, tutelare e promuovere, in quasi un quarto di secolo di attività, alcuni tra i formaggi storici siciliani, primo tra tutti il Ragusano Dop, portandoli a divenire simbolo nel mondo del
“made in Sicily” caseario. Un made in Sicily che ha saputo farsi apprezzare ancor prima di quello enologico, e che – differenza di molto di quello – ha avuto alla base investimenti pubblici, scienza e sostanza, più che iniziativa privata, marketing e promozione.
Chi sa cosa significhi recuperare un formaggio artigianale a latte crudo, fatto da aziende per lo più di modeste dimensioni – che negli anni si erano talune discostate dai metodi tradizionali di produzione – può capire del lavoro di ricostruzione, riorganizzazione, sensibilizzazione fatta tra gli stessi produttori.
Un lavoro passato innanzitutto dalla difesa degli attrezzi in legno, insostituibili vettori di microflora batterica “buona”, senza i quali i naturali processi di maturazione del prodotto non sarebbero stati gli stessi. O meglio non sarebbero stati. Un lavoro che ha capito, valorizzato e difeso l’importanza delle essenze foraggere, del pascolo e delle razze locali, fattori in grado di conferire al prodotto finito quell’identità unica e irripetibile.
Una difesa fatta contro le bieche e cieche normative igieniste comunitarie, che – se applicate alla lettera – ci avrebbero lasciato conservare forse appena le sembianze delle tipicità più autentiche, in una strategia industrialista che se non è stata studiata a tavolino ha i contorni di una guerra ai più piccoli e autentici produttori, fatta di innumerevoli attacchi quotidiani locali per favorire nient’altro che la globalizzazione casearia. E l’industria.
Bene, tutto questo che il CoRFiLaC è sinora stato, e che è stato ed è apprezzato in mezzo mondo, a partire dai consumatori più attenti e dagli appassionati più esigenti per finire con i maggiori e più autorevoli centri di ricerca (tra cui il Vermont Institute of Artisanal Cheeses e l’Inra, Institut scientifique de recherche agronomique di Parigi, che hanno tra i loro consulenti più importanti il professor Giuseppe Licitra dell’Università di Catania, che del CoRFiLaC è fondatore e presidente), sta per essere spazzato via in un sol colpo e senza un apparente ragione dalla politica. La politica più abietta, volgare e tracotante, che usa il suo potere per svuotare una realtà sana senza neanche preoccuparsi di creare una ragione apparente credibile. E di rimodellarla secondo le proprie capacità ed interessi, per farne l’ennesimo carrozzone in cui collocare una testa non pensante e degli amici degli amici. Come se, salvato il formaggio, ora bastasse vivere sugli allori. E come se i meriti straordinari di chi ha creato e fatto crescere una realtà quale il CoRFiLaC fossero nulla.
A tale proposito, Raffaele Lombardo, Governatore di questa povera Regione Sicilia involgarita in questi ultimi anni oltre ogni più pessimistica previsione, ha pensato bene di esternare. Lui, che è a capo dell’amministrazione da cui dipende il CoRFiLaC, lui, che è al vertice di quell’ente che da mesi ha tagliato i fondi già stanziati al consorzio, lasciando senza stipendio i suoi dipendenti, ha liquidato la cosa in un consesso pubblico che nulla aveva a che fare con zootecnia e prodotti tipici (inaugurando il nuovo ospedale di Vittoria, ndr).
Le sue parole, vuote nella sostanza, hanno l’impronta di chi gestisce certe situazioni con frasi ad effetto, badando più all’impatto mediatico che alla gravità e all’oggettività delle cose. «È più facile destituire Fidel Castro», ha detto Lombardo, «che cambiare lo statuto del CoRFiLaC», lamentando poi che «il nostro formaggio non si vende, mentre importiamo da fuori formaggi schifosi».
Ai diretti interessati, che stanno vagliando ogni forma di tutela della propria realtà e dei propri posti di lavoro, e che ci inviano una loro accorata lettera aperta (cliccare qui per il download), vanno il più sincero messaggio di vicinanza della nostra Redazione e di tutta la parte migliore del mondo caseario più autentico.
17 febbraio 2010
* CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero Casearia)
Chi volesse saperne di più sull’attività del CoRFiLaC può leggere leggere su questo stesso sito due importanti contributi pubblicati nei mesi scorsi:
È in dirittura d’arrivo la Cacioteca Regionale Siciliana
Licitra: «Latte crudo? Non basta»