Il prestigioso “The Observer”, domenicale dello storico “Guardian” ha da poco dedicato un servizio di straordinaria rilevanza alla pastorizia e alla transumanza in Abruzzo, presentandone la portata innovativa in termini di offerta turistica. Una proposta che l’articolo definisce “incentrata sulla storia del territorio, sulle sue valenze culturali, sui suoi eccellenti prodotti enogastronomici”.
Il settimanale inglese racconta così – a chi voglia vivere l’esperienza della salita delle greggi verso i pascoli estivi – di una vita di resistenza umana e culturale, di riti pastorali, di una dignità fiera, di prodotti autentici e di esemplare rispetto della natura. Di un mondo da vivere, per chi vi è estraneo, per un giorno o per un mese, diventando così “pastori apprendisti”, e portando molti lettori a prenotarsi sin d’ora per la prossima stagione estiva.
Dopotutto, già negli anni scorsi la transumanza ha dimostrato di essere un elemento di particolare attrattiva turistica per molti turisti in cerca di riassaporare il piacere di una vita autentica e condivisibile, grazie l’attraversamento a piedi, secondo i ritmi dettati dal gregge, di territori incontaminati, condividendo i pasti e i ricoveri frugali dei pastori.
Accanto al gregge è così diventato consueto sentir parlare inglese, americano, francese, tedesco, olandese: una dimostrazione in più della capacità del mondo pastorale di comunicare con il mondo intero attraverso un’originale commistione di tradizione e modernità. Un messaggio che si promuove da solo facendosi ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo, nonostante i tanti denari pubblici mal investiti dalle istituzioni preposte alla promozione del territorio.
In occasione della pubblicazione dell’importante articolo, Nunzio Marcelli, pastore abruzzese presidente dell’Arpo (Associazione Regionale Produttori Ovicaprini abruzzesi) ha commentato: «Nell’assistere alle autocelebrazioni delle istituzioni regionali che alla recente Bit (Borsa Italiana del Turismo, Milano, 18-21 febbraio scorsi, ndr) hanno presentato le solite proposte per il cosiddetto “rilancio” del turismo abruzzese, i nostri pastori devono aver pensato che davvero “Nemo propheta in patria est”».
«Mentre la nostra realtà non sfugge a molti osservatori stranieri», ha concluso Marcelli, «le nostre istituzioni sembrano non accorgersi della nostra presenza. Un vero peccato che, nonostante i grandi investimenti e le autoreferenziali affermazioni di successo, le istituzioni non sappiano cogliere e raccogliere quanto i pastori hanno seminato in modo autonomo, offrendo una prospettiva nuova della fruizione turistica del territorio dedicata a flussi che non sono più interessati alle solite offerte, per le quali il mercato è già saturo».
3 marzo 2010