Gli agricoltori e gli allevatori della Sicilia sono esasperati e hanno deciso di farlo sapere nella maniera più eclatante, civile e decisa possibile, scendendo in piazza, venerdì scorso a Palermo. La manifestazione ha visto una forte partecipazione dei comitati spontanei agricoli, provenienti principalmente dalle province di Palermo e di Trapani, in rappresentanza delle 250mila aziende e del milione di addetti impiegati.
“Un milione di posti di lavoro a rischio”, hanno spiegato gli interessati scesi in piazza, che non molleranno “senza che vengano riconosciuti i loro diritti, e che faranno di tutto per salvaguardare il proprio posto di lavoro”. In primo luogo mantenendo l’unitarietà d’intenti raggiunta (si tratta di un movimento trasversale ai vari sindacati che spesso dividono anziché unire, ndr) e, se necessario, “dando vita anche ad un partito”, assicurano gli interessati, perché con un milione di voti in meno, “le forze politiche che si alternano a governare”, tanto alla Regione Sicilia, quanto a Roma, “non è detto che potranno continuare a dormire sonni tranquilli”.
Tra le sacrosante rivendicazioni portate in piazza, agricoltori e allevatori lamentano il ritardo nel pagamento delle misure agroambientali causate dal clima e quello per il risarcimento per i danni causati dalla peronospora, che ammontava a 50 milioni di euro e sul quale il ministro Tremonti ha già messo le mani dirottando lo stanziamento per compensare la propagandistica abolizione dell’Ici.
15 marzo 2010