Il dado è tratto: i produttori del Bitto “storico” hanno finalmente dato vita ad un proprio consorzio, venerdì scorso presso lo studio notarile Barlascini di Morbegno, denominandolo “Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico”. La mossa era da tempo nell’aria, con Paolo Ciapparelli , presidente dell’Associazione Produttori Valli del Bitto, a insistere nel sostenere che, in caso di rientro dei produttori “ribelli” (che non accettano deviazioni dalle pratiche produttive tradizionali) nella Dop, ciò non avrebbe comportato l’automatico rientro nel Consorzio CTCB (Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto).
Va ricordato che i produttori “storici” sostengono la fedeltà al metodo tradizionale di produzione e producono il Bitto negli stessi alpeggi dove lo si produceva da secoli (prima che la Dop fosse estesa a tavolino a tutti gli alpeggi della provincia di Sondrio). I produttori storici erano clamorosamente usciti nel 2006 dal Consorzio di Tutela in segno di protesta contro le modifiche apportate al disciplinare di produzione del Bitto Dop, che introducevano come “innovazioni” alcune pratiche che, a parer loro (e anche nostro, ndr), stravolgevano alcuni aspetti fondamentali della produzione (alimentazione con mangimi, uso di fermenti selezionati).
Ora, ottenuta una buona visibilità alla loro causa (ne hanno parlato ripetutamente quotidiani nazionali come La Repubblica, Il Giornale, il Corriere della Sera), ed incassato il sostegno di Slow Food e di tanti estimatori degli autentici prodotti della tradizione, i “ribelli” hanno ritenuto di voltare pagina e di passare dalla provocatoria autoesclusione dalla Dop a una contestazione interna alle regole della stessa.
Il Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico, sostituisce così, dopo quattordici anni di attività, la gloriosa Associazione Valli del Bitto, che tante battaglie ha condotto per difendere il Bitto della tradizione.
C’è da notare, di fortemente positivo, che la nascita del nuovo consorzio ha ulteriormente rinsaldato il gruppo di produttori storici, in quanto tutti e quattordici gli aderenti alla vecchia associazione sono confluiti nel consorzio, che ha mantenuto inalterate tutte le cariche sociali dell’associazione, a partire da quella di presidente.
Venendo all’atto pratico, la prima mossa del nuovo consorzio, è stata quella di richiedere al Csqa di Thiene di avviare il controllo delle produzione. Il Csqa è l’ente indipendente (rispetto ai Consorzi) incaricato e riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al cui controllo devono sottostare i produttori Dop.
In questo modo, il Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico si propone di svolgere un’attività parallela e alternativa a quella del consorzio “ufficiale” che raduna ottanta produttori di Bitto sparsi nell’intera provincia di Sondrio.
Il nuovo consorzio, ovviamente, si atterrà alle regole più rigorose previste per i produttori di Bitto, che già oggi (sulla base di alcune clausole del disciplinare introdotte per venire parzialmente incontro ai produttori “storici”) intendono distinguere la loro produzione in senso tradizionale (mungitura a mano, impegno a non utilizzare mangimi e fermenti selezionati nella caseificazione). Questa produzione, nell’ambito della Dop, può fregiarsi del nome dell’alpeggio impresso sullo scalzo.
Il Bitto Dop del Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico si distingue ulteriormente in quanto proveniente esclusivamente dalla zona originaria di produzione (le Valli del Bitto) ed è ottenuto mediante aggiunta obbligatoria di latte di capra Orobica di Valgerola al latte vaccino.
Da oggi i “ribelli” – che nel novembre 2009 erano stati colpiti da pesanti sanzioni da parte del ministero – continueranno a battersi per il pieno riconoscimento delle peculiarità della loro produzione ma non più nella posizione di “fuorilegge”, bensì dall’interno della Dop.
Questo nuovo scenario potrebbe favorire la ricerca di una soluzione duratura della “guerra del Bitto”, sempre che vi sia la volontà politica da parte delle istituzioni, e in particolare della Regione Lombardia. In assenza di questa condizione, la “guerra” potrebbe assumere toni anche più aspri di quelli già registrati in passato.
11 giugno 2010
I diversi Bitto a confronto
Per saperne di più…
• Novembre 2003 – Le premesse. La superiorità del Bitto Valli del Bitto 1a parte 2a parte
• Aprile 2005 – Il Bitto si spezza in due 1a parte 2a parte
• Estate 2005 – Una firma cambia la storia? 1a parte 2a parte
• Novembre 2005 – Valli del Bitto: stop alla marchiatura
• Primavera 2006 – Il Bitto storico perde il nome
• Novembre 2006 – Bitto: consorzio in bilico
• Maggio 2007 – Bitto story verso Bruxelles
• Inverno 2007-2008 Bitto: Regione Lombardia al bivio 1a parte 2a parte
• Novembre 2009 – Gli uomini di Zaia all’attacco del Bitto storico
• Dicembre 2009 – Bitto: il sindaco dei “ribelli” dice “no” ai revisionisti
• Genaio 2010 – Si scrive Dop. Si legge appiattimento delle produzioni d’eccellenza