I pastori sardi smascherano l’inciucio dei maiali spagnoli

Ancora una volta i pastori sardi c’hanno visto giusto. Il picchettaggio di venerdì scorso alle navi mercantili in arrivo a Porto Torres ha dato i risultati previsti. E i dubbi sono stati più che confermati: ben trecento maiali spagnoli sono giunti nella tarda mattinata dal porto di Barcellona coi tir trasportati su quei natanti, e la cosa “buffa” è che essi avevano sì le orecchie forate, ma senza marca auricolare . Situazione più che sospetta, che conferma la fondatezza dei sacrosanti dubbi dei pastori: quanta materia prima giunge dall’estero e diventa italiana una volta minimamente elaborata nel nostro Paese?

Ma che c’entrano i pastori coi maiali? Cosa interessa loro se un esercito di suini invade, giorno dopo giorno, il territorio sardo? Trecento al giorno in un solo porto della Sardegna. E nel resto d’Italia, quanti? Migliaia, decine di migliaia.

Maiali o agnelli che siano (c’erano anche quelli sulla stessa nave), cambia poco. È il metodo, è l’impunità, è la mancanza dei controlli che sottolinea quanto e come noi cittadini e consumatori italiani non si possa essere garantiti dal nostro stesso Stato. Perché a Porto Torres venerdì i carabinieri c’erano a presidiare il porto e, nel parapiglia coi pastori che è succeduto all’individuazione del carico sospetto, hanno visto, testimoniato, valutato.

Una delle foto scattate ai maiali spagnoli dai pastori dell'Mps venerdì 1° ottobre a Porto Torres (fonte sito www.movimentopastorisardi.org)I carabinieri sanno, i veterinari sanno, i trasportatori sanno (quelli dei camion intercettati sono fuggiti a gambe levate una volta vista la mala parata). Ma il peggio è che i commercianti a tutti i livelli sanno, i lavoratori e i dirigenti dei mattatoi sanno. Tutti sanno, tranne i consumatori. Comprare carne marchiata “Sardegna” non significa necessariamente che quella sia sarda, e lo stesso vale per la Val d’Aosta, il Piemonte, la Liguria, e così via: per ogni angolo d’Italia.

Alle mezzene di agnello spagnolo vengono apposti nel mattatoio i timbri che documentano la macellazione avvenuta in Sardegna. Quanti consumatori, ammesso che possano vedere il timbro, discernerebbero tra "macellata in Sardegna" e "allevata in Sardegna"? (fonte www.movimentopastorisardi.org)Ma che è successo ai maiali spagnoli sbarcati una settimana fa a Porto Torres? Come e perché sono riusciti a “diventare” sardi? ce lo spiegano le interessanti e dettagliate cronache pubblicate su Facebook dai diretti interessati. E il sito dell’Mps in una cronistoria che non manca un dettaglio di quanto avvenuto lo scorso venerdì tra quel porto e il mattatoio di Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari: “spero che tanta gente che il primo ottobre non si trovava a Porto Torres tragga consapevolezza dal mio racconto”, racconta l’autrice del pezzo, Maria Barca.

Ogni mezzena di agnello spagnolo viene etichettata come "pecora macellata" in Sardegna. Quanti consumatori, ammesso che possano vedere l'etichetta, discernerebbero tra "macellata in Sardegna" e "allevata in Sardegna"? (fonte www.movimentopastorisardi.org)“Spero”, continua la cronaca dell’Mps, “che in tanti smettano di ignorare cosa accade ogni giorno nei nostri porti, e dai nostri porti ai nostri mattatoi, e dai nostri mattatoi ai nostri mercati, e ovviamente dai nostri mercati alle nostre tavole. E in tutto questo percorso nessuno troverà mai la “S” di Spagna, la “F” di Francia, la “O” di Olanda o la “R” di Romania. Questi animali, purtroppo, non parlano nessuna lingua e una volta mimetizzati nel rosso della carne del bancofrigo avranno dichiaratamente il Made in Sardegna. Il Movimento Pastori Sardi non è in nessun modo contrario al libero mercato, anzi, sarebbe irragionevole anche solo pensare un mercato chiuso. È di certo contrario ad un mercato dove non c’è nessun limite alla contraffazione. Ecco perché dalla notte del primo ottobre, gruppi di pastori presidiano notte e giorno il mattatoio di Settimo San Pietro, e continueranno il loro controllo finchè non sarà chiara la destinazione della carne macellata e soprattutto che nome le verrà dato”.

6 ottobre 2010