È stato lanciato oggi a Napoli l’allarme per salvare la capra di razza Napoletana dal rischio di estinzione. A farlo sono stati Vincenzo Peretti, docente di Veterinaria presso l’Università Federico II di Napoli, Francesco Borrelli commissario regionale dei Verdi e Nando Cirella, direttore del periodico Agricultura e Innovazione .
In sostanza, se entro un mese non interverranno istituzioni o privati, un gregge di una trentina di capi potrebbe finire al macello. «Le capre», ha spiegato Cirella, «sono state acquistate dalla mia rivista per scongiurare l’estinzione, ma oggi si trovano in pericolo in quanto sfrattate, e tra qualche giorno non avranno più una casa. Quindi l’appello va a tutte le istituzioni pubbliche, ma anche a tutti i privati. Chiunque sia interessato a darci una mano si faccia avanti, prima che sia troppo tardi».
Le capre continueranno ad essere seguite dai fautori del progetto presso chi le vorrà ospitare, e il progetto per il recupero di quest’antica razza verrà seguito, come da programma. «Allevata principalmente in provincia di Napoli ed esattamente alle pendici del Vesuvio e sui Monti Lattari», spiega Vincenzo Peretti, «la capra di razza Napoletana è seriamente compromessa, e il rischio d’estinzione incombe ogni giorno sempre più seriamente».
La sua particolarità è che veniva «allevata in modo tradizionale», spiega Peretti, « per trarne latte fresco da pronto consumo». Anticamente «i piccoli greggi di capre in lattazione venivano condotti in città (vedi la cartolina d’epoca qui sopra, ndr), dove il latte veniva venduto al bicchiere, e talvolta la capra veniva fatta salire sul pianerottolo di casa degli antichi palazzi partenopei, per essere munta davanti al cliente».
La razza Napoletana è molto rustica, si ammala difficilmente e non ha problemi di parto; la percentuale di gemellarità è bassa, ma anche con i gemelli la Napoletana riesce a condurre a termine la gravidanza di due capretti senza difficoltà.
Le caratteristiche morfologiche che la contraddistinguono già al primo impatto sono il colore del pelo raso e nero, con riflessi rossi, oppure totalmente rosso, le orecchie lunghe e pendule, con una differenza tra il tipo dei “Monti Lattari”, che ha orecchie leggermente più piccole, e quello “vesuviano”, che le ha più lunghe. La terza caratteristica è la presenza dei bargigli, altrimenti dettiu in dialetto “sciuccaglie”.
Nei 165 giorni di lattazione la produzioni è di 350 litri per le primipare (le capre al primo parto) e di 450 per le pluripare. Un tempo a livello domestico si producevano caciotte fresche e stagionate, mentre la produzione di carne è quella data dal capretto, che viene macellato dopo circa due mesi di vita, quando l’animale raggiunge i 9-12 chili di peso vivo, alimentato con il ricco latte di queste capre.
Per saperne di più:
tel.: 081.2536433
e-mail: n.cirella@zootec.it vincenzo.peretti@unina.it
5 novembre 2010