Il duo Martini-Meldolesi torna all’attacco del latte crudo

Ci risiamo. A due anni di distanza dalla campagna di disinformazione che portò alla criminalizzazione del latte crudo, la giornalista Anna Meldolesi torna a scrivere sul quotidiano Il Riformista un suo nuovo e duro attacco contro il latte nella sua forma migliore: tal quale com’è appena munto.

Non è un caso che l’articolo, pubblicato l’altroieri (titolava “Il latte crudo colpisce ancora”) sia uscito a ridosso dello scadenza dell’ordinanza che portò all’obbligo per gli allevatori di apporre sui bancomat la dicitura “Prodotto da consumarsi solo dopo bollitura”. Un’ordinanza che fece molto comodo alle industrie confezionatrici di latte, che hanno visto nel fenomeno dei bancomat un elemento di criticità rispetto al monopolio industriale del settore. Un timore, quello delle “centrali del latte” (Granarolo in testa) fondato sul fatto che la pastorizzazione priva il prodotto della gran parte dei nutrienti che esso possiede in origine.

La battaglia mediatica di cui la Meldolesi è protagonista da due anni, è caratterizzata da argomenti di inclinazione terrorista, a volte privi di fondamento, come quando – tanto per fare un esempio – racconta della morte di un bambino, occorsa nel settembre scorso in provincia di Torino, insinuando un legame tra quel grave episodio e le “pericolosità” del latte crudo. Peccato per la Meldolesi che le indagini abbiano da qualche settimana già sgomberato il campo (lo riferisce La Stampa di Torino del 28 novembre scorso) da un’ipotesi del genere. Curioso poi, inoltre, che una giornalista così “vocata” verso la materia scientifica, non si sia ancora mai scomodata nel puntare il dito contro alimenti altrettanto “pericolosi” da crudi (carni, ad esempio) ma non invisi all’industria.

Ed è curioso ancor più che nel suo raccontare di un processo penale che si terrà nell’aprile prossimo contro un allevatore di Pianezza (Torino), la giornalista anti-latte crudo insinui scenari apocalittici a carico soprattutto dei bambini (si sa, fa sempre colpo a parlare dei bimbi in pericolo, ndr), come ad estendere le eventuali responsabilità di quell’allevatore all’intero mondo di quegli allevatori che per liberarsi dallo strangolamento delle industrie (ritirano ormai il latte anche a 28 centesimi al litro) si sono inseriti nel circuito dei bancolat, che in nessun altro Paese come in Italia sono tanto avversi alla politica, all’industria e a parte della stampa.

Nel frattempo, e ne dà conto la Padania di ieri, il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha firmato la proroga del provvedimento sulle “Misure di protezione della salute dei cittadini relative alla produzione, commercializzazione e vendita diretta di latte crudo”.

«La tutela della salute dei cittadini», ha affermato la Martini, «è sempre stata e sarà sempre una mia priorità». A detta del quotidiano leghista il sottosegretario avrebbe espresso l’apprezzamento per il latte italiano, definendolo “di grande qualità” e per i controlli veterinari, “costanti e attenti”, precisando però che «le patologie endemiche dei bovini richiedono la bollitura del latte prima del consumo per escludere il rischio di infezioni». Una dichiarazione che in sostanza, oltre le belle parole, getta ombre sull’efficienza del sistema dei controlli sanitari in Italia.

I dati resi noti dal Ministero della Salute (dal giugno 2008 al febbraio 2010 i Nas hanno ispezionato 178 distributori e prelevato 309 campioni di cui 5 non regolamentari, ponendo sotto sequestro 8 distributori automatici appena) offrono un quadro più che esauriente della sicurezza che il settore del latte crudo offre ai consumatori. Sicurezza di gran lunga maggiore di quella offerta dal sistema industriale, visto che non passa anno in cui non accadano casi eclatanti di gravi allerta alimentari (dalle mozzarelle blu a quelle rosa, ai formaggi resuscitati dopo la scadenza e le contaminazioni fecali). Un’industria – quella sì – che in campo internazionale anche quest’anno è stata responsabile di decine di decessi nel mondo (sei nella sola Austria quest’anno), soprattutto per casi di listeria.

3 dicembre 2010