Meno di venti chilometri in linea d’aria e poco più di vent’anni. Sono queste le distanze – geografica e temporale – che separano la vita dei pastori, delle loro famiglie, e delle loro greggi, da un disastro ambientale che non avrebbe dovuto accadere se solo le alte gerarchie militari avessero fatto il loro dovere. L’uranio impoverito fu usato nel Poligono Sperimentale Interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra, in provincia di Cagliari, nel lontano 1989, e forse ancora altre volte, nonostante la presenza di centri abitati e di una diffusa attività agricola e pastorale nei pressi della base militare.
A poco più di due settimane dalla decisione del magistrato Domenico Fiordalisi di Lanusei di far riesumare i resti di diciotto pastori morti di leucemia tra il 1995 e il 2010 (verranno analizzati dal Cern di Ginevra), sono giunti sul tavolo degli inquirenti i risultati delle analisi compiuti dal professor Massimo Zucchetti – docente del Politecnico di Torino ed esperto di impianti nucleari – su un agnello nato con due teste in un’azienda agricola di Escaplano. L’esito del suo lavoro come consulente nell’inchiesta in corso non lascia spazio a dubbi: nei tessuti dell’animale sono stati rintracciati isotopi dell’uranio non presenti in natura, e che – in un quadro che si va lentamente ricomponendo – sarebbero attribuibili alle esercitazioni di tiro effettuate, nell’89 appunto, utilizzando missili Kormoran della tedesca Mbb (qui sotto nella foto), dotati di testate contenenti uranio impoverito. Gli stessi missili che poi sarebbero stai adoperati dalle forze Nato per flagellare le popolazioni dell’Afghanistan, dei Balcani, dell’Iraq e della Somalia. Ma anche gli abitanti e l’economia di questo lembo di Sardegna che vivono dei frutti della terra e della pastorizia.
Ancora una volta i più biechi e indifendibili interessi, mascherati da qualche poco convincente ragion di Stato, danneggiano le comunità residenti portando malattie gravi, danni irreparabili e morte. Soprattutto quando i loro comandi non ottemperano al dovere di informare le unità sanitarie locali circa le attività a rischio. Nel caso del poligono sperimentale di Quirra la dimensione del dramma è aggravata da quella del business: più che una base militare essa appare come un’industria pubblica in grado di incassare, a detta del giornalista Paolo Carta delL’Unione Sarda, sino a 50mila euro all’ora dai maggiori produttori europei di armamenti.
Ed è così che due generali – Alberto Sgrosso e Roberto Gazzetta, che all’epoca dei fatti si avvicendarono al comando del poligono – sono finalmente sotto inchiesta, anche grazie alle rivelazioni dell’ex capitano Giancarlo Carrusci, che all’epoca dei fatti era tecnico operativo nella base militare sarda. Carrusci ha infatti riferito al dottor Fiordalisi sulle sperimentazioni effettuate con missili dotati di testate all’uranio impoverito.
In attesa che gli ultimi tasselli del puzzle vengano aggiunti a completare il quadro della vicenda, il presidente dell’Anavaf (Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate) Falco Accame ha commentato così: «È ora di fare finalmente chiarezza su quanto è veramente accaduto nei poligoni e soprattutto sapere perché un complesso militare-industriale ha potuto operare per moltissimi anni senza i dovuti controlli da parte delle Asl e dei comandi italiani», soprattutto – aggiungiamo noi – in un’area in cui da sempre hanno operato più di cento aziende pastorali, certamente preesistenti alla base militare. Domande che forse grazie all’indagine in corso potranno trovare una qualche risposta.
15 aprile 2011
Per saperne di più clicca qui:
http://tinyurl.com/d2xo2qo (video)
http://tinyurl.com/czekkv8 (un interessante aggiornamento del dicembre 2012)
http://tinyurl.com/aozc7g4 (articolo con ampia disponibilità di video di denuncia)