Il territorio ibleo, naturalmente vocato all’agricoltura e alla zootecnia, valorizzato dal serio e appassionato lavoro di contadini e supportato da una rete di tecnici, esperti, ricercatori e docenti tra i più preparati d’Italia, è ad un passo dal perdere uno dei beni più grandi che ha, dal punto di vista scientifico: la Facoltà di Agraria dell’Università locale .
Una facoltà che nell’arco degli ultimi decenti ha offerto un sostegno decisivo agli operatori agricoli, aiutandoli a far emergere il comparto sino ai vertici dell’eccellenza, che su mercato si traduce in nomi altisonanti, in Italia e all’estero, visto che i vini Cerasuolo, Nero d’Avola, Frappato provengono da queste terre, come peraltro la meno nota seppur eccellente Carota d’Ispida, l’Olio Extravergine d’Oliva Ibleo, e il formaggio Ragusano, ovviamente.
Queste straordinarie eccellenze, e le aziende che le producono, dovrebbero d’ora in avanti rinunciare alla ricerca, quindi allo sviluppo, al futuro supporto scientifico, privando i giovani del posto della possibilità di studiare nell’ambito di un settore che troverebbe ampio sbocco lavorativo sul territorio.
Le ragioni ufficiali del provvedimento, che avrà attuazione già dal prossimo anno accademico, sono evidentemente pretestuose, e vanno dalla necessità di razionalizzare i corsi di laurea al problema delle scarse iscrizioni, vale a dire agli introiti che non riuscirebbero a garantire il pareggio dei costi di esercizio.
In una lettera aperta ai giornali della provincia di Ragusa, i “giovani comunisti di Vittoria” puntano il dito contro “i politicanti che si stanno impegnando ad affossare l’università”, e che sarebbero “le stesse persone che poi si indignano per i fenomeni di agropirateria e dumping”, chiedendosi poi, giustamente, “come sia possibile combattere tali fenomeni senza la ricerca?” Il loro messaggio accorato lancia “un appello al segretario generale della Camera di Commercio e membro del Consorzio Universitario, Carmelo Arezzo, in quanto persona seria e preparata”, chiedendo con urgenza un incontro per discutere queste tematiche.
Dal suo canto, Giuseppe Nicosia, sindaco della cittadina a maggior vocazione agricola della provincia – Vittoria,, per l’appunto – è intervenuto sulla questione sottolineando, in un’intervista a Radio Rtm di Modica, quanto «la vocazione agricola del nostro territorio imponga il mantenimento di un forte legame tra il mondo del lavoro e l’università» e aggiungendo che «la facoltà di Agraria non può essere dismessa in obbedienza a logiche di razionalizzazione e di contenimento dei costi», perché «eliminare la possibilità di fare ricerca sarebbe un delitto».
«Il nostro territorio», ha concluso il primo cittadino di Vittoria, «ha bisogno della facoltà di Agraria: lo richiedono le tante imprese agricole, i produttori, gli operatori del comparto, che ogni giorno faticano, e che sono costretti a misurarsi con gli effetti nefasti della globalizzazione».
3 giugno 2011