Il vento del cambiamento sulla scena politica e sociale italiana continua a soffiare, dopo le elezioni amministrative e il referendum consultivo. Ancora una volta il polso delle tendenze e degli umori italici si ritrova chiaramente intellegibile sui social network, e in particolare su facebook, dove a farla da padrone nell’ultima settimana sono stati i gruppi dedicati al più famoso dei pastori sardi . Si dovrà ricredere però chi stesse pensando al battagliero movimento dei pastori dell’isola e al suo leader, Felice Floris, perché stavolta ad essere protagonista è un pastore qualsiasi, ovvero quello che prima di decidere di piantare grane al nostro presidente del consiglio lo era. A distanza di un anno dalla sua morte, Paolo Murgia, questo il suo nome, è tornato a far parlare di sé per due motivi su tutti.
Il primo è un articolo di Franco Bechis pubblicato la settimana scorsa dal quotidiano Libero. Grazie al pezzo, si è appreso che i vent’anni di battaglie legali per un diritto di usucapione (su un pascolo di 83 ettari, acquistato in tempi più recenti da una società del gruppo Fininvest) hanno fruttato a lui e ai suoi eredi, poco prima della sua morte, la bellezza di oltre 890mila euro. Molto più dei 250mila con cui i legali del cavaliere avevano cercato – invano – di liquidarlo anni prima.
Ma la seconda ragione per cui questa storia torna a galla è che altri pastori si sono fatti sotto, nel frattempo, avviando un disegno analogo con analoghi obiettivi, e mossi da pari diritti. Le cronache rivelano che si tratterebbe dei coniugi Putzu, anche loro con diritto di usucapione di 83 ettari, e di Elido Bua, per gli stessi motivi e per altri 85 ettari. Ad entrambi, nel 2009, il tribunale di Tempio Pausania aveva riconosciuto il diritto di procedere in un’azione legale per un congruo risarcimento, e le iniziative che ne conseguono sembrano supportate da avvocati ben preparati in materia.
La legge sull’usucapione prevede che un terreno non utilizzato per oltre vent’anni dai legittimi proprietari debba passare di mano da questi a chi ne abbia fatto uso, fatta salva la facoltà del primo a liquidare congruamente il secondo in base ad un accordo privato o, quando questo non fosse possibile, dinanzi ad un Tribunale dello Stato.
La vicenda è tanto clamorosa quanto grottesca, laddove le grandi capacità imprenditoriali di una parte vengano vanificate dalla sapiente capacità di attesa, di tenacia e di saggia pazienza dell’altra. E il clamore e il paradosso insiti in questa vicenda sono piaciuti a tal punto al popolo della rete – già in gran fermento dopo le due secche sconfitte politiche del berlusconismo – che su facebook i gruppi dedicati al compianto Paolo Murgia hanno visto impennarsi il numero degli iscritti. Quasi 900mila euro già spesi, e ora sotto ad altri due. I pastori sardi sono maestri nell’arte della mungitura, e stavolta – c’è da crederlo – a mungere denaro a chi tanto ne ha, c’è anche più gusto.
24 giugno 2011