C’è il nuovo Ferlinghetti nel calendario del ribelle Lagorai

Si chiama “Latte, caglio e fuoco” ed è il nono calendario edito dalla Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai per promuovere e sostenere, per quanto in parte, la propria attività. È una storia, la loro, fatta di tenacia e tradizione, di presidio del territorio e di orgoglio combattivo . E di uno straordinario formaggio che oltre le pur intrinseche qualità gastronomiche e nutrizionali ha la forza delle lotte sacrosante, associabile per molti aspetti, uguali e diversi, all'”altra” resistenza casearia, identitaria e culturale del più noto “fratello ribelle”, il Bitto storico delle Valli del Bitto che orgogliosamente si oppone da anni al “progresso” globalizzato dei mangimi in alpeggio e dei fermenti in caldaia.

Ce la racconta, in un appassionato articolo, Michele Corti del blog Ruralpini.it

Lagorai – Il calendario dei “ribelli”: una tradizione aperta al mondo

La catena del Lagorai si trova nel Trentino orientale e divide la Val di Fiemme dalla Val Sugana. Non ci sono montagne spettacolari ma laghi, boschi e, soprattutto malghe. È un comprensorio dove la cultura tradizionale della malga è riuscita a resistere meglio che altrove, in Trentino. La Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai è sorta per tutelare questo grande patrimonio, etnografico paesaggistico, di cultura casearia. Così come i più noti Ribelli del Bitto anche i Ribelli del Lagorai sono inseriti in reti lunghe, guardano al mondo e il mondo guarda a loro. Il Bitto storico va a New York e a Parigi, il formaggio delle malghe del Lagorai in California.  Ricevono solidarietà ma la ricambiano generosamente. Loro, che dalle istituzioni ricevono spesso solo ostracismo. Eppure il ricavo dell’asta del bitto storico a Bra è stato devoluto interamente alla campagna Orti per l’Africa e quello della 9a edizione (2012) del Calendario della Libera Associazione malghesi e pastori del Lagorai sarà devoluto a favore dei pastori palestinesi delle colline di Ebron sotto pressione da parte dei colòni israeliani e della Tsahal.

Il guerriero e la pasionaria

Sono combattivi, Paolo (Ciapparelli, il “guerriero del Bitto”) e Laura (Zanetti, la “pasionaria del Lagorai”) ma la loro è una guerra pacifica. Che tipo di guerra? La guerra del Bitto, che Ciapparelli e i suoi conducono da diciassette anni (i lettori più assidui di Qualeformaggio e Ruralpini sanno di che battaglie sia fatta!), e la guerra del Lagorai, con la Zanetti e il suo manipolo (ancora più esiguo) di malghesi, per versi analoga, per altri versi ancora più difficile.

L’ha spiegata ella stessa alla presentazione del calendario a Renzo Maria Grosselli, giornalista del quotidiano L’Adige che per la causa dei malghesi e della montagna in generale ha conoscenze e sensibilità assai rare.

«Che guerra è la tua, Laura?», chiede Grasselli alla Zanetti sul quotidiano trentino del 6 novembre scorso:

«Una pacifica dichiarazione» – è la Zanetti che parla – «ad un sistema che impone la tecnologia come esigenza economica ma anche ideologica. Dietro il calendario c’è evidentemente tutta la battaglia decennale dei malghesi per conservare l’ampia varietà casearia, da malga a malga. Ognuno col suo formaggio. Ciò è possibile solo se ogni casaro può applicare la propria ricetta personale, lavorando solo con latte e caglio».

L’obiettivo non dichiarato ma trasparente della polemica della Zanetti è la Fondazione Mach e, in particolare, il progetto di “biodiversità addomestica” (e un po’ “rubata”), tendente a realizzare fermenti selezionati “ad hoc” per i formaggi di malga. Un passo in avanti, certo, rispetto a quando si consigliava di usare, anche nei caseifici di malga, le bustine delle industrie; ancora di più se si pensa che vent’anni fa la provincia e l’allora Istituto di S.Michele all’Adige (oggi divenuto Fondazione Mach) pensavano che le malghe non avessero futuro. Venne incentivato il trasporto del latte di malga nei caseifici a valle dove veniva mescolato con quello delle stalle di fondovalle dove già allora si faceva largo ricorso ai mangimi e ai foraggi importati.

Negli ultimi anni si è cercato di valorizzare le residue produzioni realizzate in malga e di separare nei caseifici il latte proveniente dalle malghe del resto di quello che vi viene conferito. Se l’economia della malga è stata in qualche modo rivalutata ciò lo si deve anche ai “ribelli del Lagorai” che hanno agito da pungolo, sia pure mal tollerato dallo stesso “sistema Trentino”.

Il “ruolo” del calendario
Grazie ad una serie di iniziative culturali, di corsi, di convegni ma, soprattutto, grazie ad un calendario (che ormai è giunto alla nona edizione) la Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai ha molto contribuito, sia pure da posizioni critiche e contro corrente rispetto alle istituzioni, a rilanciare la consapevolezza del valore delle malghe. Molto tempo prima che l’accademia e i tecnoburocrati scoprissero la “multifunzionalità”.

Il calendario ha giocato un ruolo molto importante nel far conoscere l’associazione e le sue tematiche; diffuso capillarmente in Valsugana ma anche a Trento, Rovereto e in altri centri presso librerie e cartolibrerie ma anche direttamente dalla stessa Laura Zanetti che – fino a pochi anni fa – riusciva a fare acquistare parecchie copie persino all’assessorato provinciale all’agricoltura. Con la vendita del calendario la Libera Associazione riusciva ad autofinanziarsi evitando di dover vendere l’anima per trenta denari come succede spesso nell’ambito dell’associazionismo.

Un calendario dai contenuti artistici, culturali, sociali, umani…
L’edizione 2012 del calendario si avvale dell’apporto di un fotografo di chiara fama, Walter Pescara (in passato hanno contribuito Christian Cristoforetti, Aldo Fedele, Roberto Spagolla e Flavio Faganello). Sono foto la cui bellezza non si lascia cogliere immediatamente: non sono “lavorate” come certi vini (e certi formaggi); sono di una bellezza semplice e di una grande forza compositiva e cromatica.

Il calendario quest’anno ha però uno straordinario contenuto in più, rispetto alle edizioni precedenti: quello della valenza poetica di Lawrence Ferlinghetti, l'”ultimo poeta” della beat-generation. Ferlinghetti, grande poeta ed editore in San Francisco, è amico di Laura ed estimatore sfegatato del formaggio del Lagorai. Non si tratta di un accostamento casuale quindi tra un artista e una nobile causa identitaria, ma di qualcosa di ben più profondo. Anche la traduzione in italiano dall’inglese è di un autore importante: Luigi Ballerini, a sua volta poeta e docente di Letteratura Italiana all’Università della California. La poesia inedita di Ferlinghetti s’intitola “Non ci sono forse ancora le lucciole” ed è stata composta appositamente per il calendario del Lagorai.

Queste piccole produzioni eroiche, questi ostinati artisti del latte e i loro sostenitori sono un po’ come dei Davide contro Golia. Gli apparati burocratici, i piani di sviluppo rurale, le regioni, le province, i consorzi, supportano ben altre produzioni, però questi “formaggi ribelli” ottengono l’appoggio dei grandi personaggi. Di poeti che riescono a vendere  milioni di copie di un loro libro di poesie. Al calendario mi onoro di aver portato anch’io un contributo con una breve presentazione scritta nella quale spero di avere trasmesso il senso di questa guerra pacifica, in nome di una diversità biologica e culturale, contro la standardizzazione e la omologazione dei formaggi. E delle coscienze.

Non ci sono forse ancora le lucciole
E le stelle in cielo ogni notte
Non riusciamo forse a vederli
nella sfera di cristallo della notte
questi segni del nostro “beatifico destino”?

da “Non ci sono forse ancora le lucciole
di Lawrence Ferlinghetti, agosto 2011

in collaborazione con
Michele Corti, Ruralpini.it

Per acquistare copie del Calendario 2012 della
Libera Associazione Malghesi e Pastori del Lagorai:
349.5363542 – info@associazione-malghesilagorai.it

18 novembre 2011