Xinjiang: il governo ha deciso, la pastorizia diventa stanziale

Un pastore nomade con il suo gregge durante la forte nevicata che ha colpito nel maggio scorso la zona di Hami, nello Xinjiang Uiguro

Fedele al suo imprinting di democrazia apparente, la Repubblica Popolare Cinese ha di recente deciso di violare le pratiche pastorali del proprio Paese, imponendo un drastico cambiamento nella vita dei pastori transumanti, che saranno costretti, d’ora in avanti ad abbandonare il nomadismo. Secondo quanto è trapelato in questi giorni dall’Ufficio per gli Affari dell’Allevamento del Bestiame dello Xinjiang Uiguro, la regione autonoma situata nel nordovest della Cina (compresa tra la Russia a nord e il Tibet a sud) ha visto realizzare la prima fase del programma di edificazione popolare con cui sono state realizzate nel triennio 2009-11 la bellezza di 15.800 abitazioni, per una superficie complessiva di 850mila metri quadrati.

Il trasferimento dalle tradizionali costruzioni in argilla agli alloggi, consentirà ai pastori e ai contadini della regione di usufruire di impianti idrici privati e di allaccio alla rete elettrica pubblica. Oltre a questo, dette comunità rurali potranno usufruire dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione pubblica di base.

La prima tranche dell’operazione ha comportato per le casse della regione un esborso di un miliardo di Ren Min Bi (1 euro = 8.2974 Rmb), che rappresentano il 9,3% dell’investimento complessivo del piano di urbanizzazione previsto entro il 2020. La “normalizzazione” così imposta alla pastorizia nomade dello Xinjiang prevede che nell’arco dei prossimi nove anni 760mila pastori, che da secoli praticano il nomadismo, saranno costretti a diventare stanziali, con la conseguente drammatica trasformazione dei costumi di buona parte dell’etnia uigura.

Secondo le fonti ufficiali, il cambiamento dell’organizzazione sociale introdotto ha fatto registrare uno spontaneo fenomeno di sostegno tra le varie famiglie di pastori, che starebbe influenzando positivamente la microeconomia locale. Le medesime fonti asseriscono che nel 2010 il reddito netto dei contadini e dei pastori ha raggiunto i 4237 Rmb, con una crescita media procapite di 821 Rmb. Al contempo, nel solo 2011 si è registrata però la migrazione di oltre 21mila abitanti della regione verso i Paesi confinanti, con un relativo ulteriore impulso dell’economia regionale.

16 dicembre 2011