Il nome di Altin Prenga risulterà sconosciuto ai più, in Italia, ma è un nome di cui sentiremo parlare, se è vero com’è vero che l’Albania sta iniziando a vivere un riscatto sociale ed economico attraverso un nascente turismo fatto oggi di piccoli numeri ma di qualche sostanza. Un turismo che, anche attraverso la giovane Fiera del Levante di Tirana, punta molto a valorizzare quanto di buono il Paese ha saputo conservare delle proprie culture e tradizioni rurali e pastorali.
Ai più che lo dovessero avvicinare, Altin, che non ha ancora trent’anni, potrebbe sembrare semplicemente un giovane e appassionato cuoco albanese tornato nella sua terra d’origine dopo dieci anni vissuti in Italia. Tornato per avviare un’attività agrituristica all’interno della quale realizzare il suo sogno di una cucina che riscopra e valorizzi i piatti e i prodotti della tradizione locale. Ma Altin è molto di più di quel che possa apparire ad un osservatore superficiale: è un fiero e orgoglioso ambasciatore di una cultura contadina e pastorale ancora vitale e al tempo stesso il protagonista principale di un riscatto sociale.
L’Albania, che tanto ha da offrire sul piano naturalistico e storico, presenta ancora molti problemi di viabilità, la carenza di infrastrutture, di servizi e di una offerta culturale orientata ad essere elemento di richiamo turistico. Ma di contro ha ancora come intatti il patrimonio vivo di una cultura contadina che nel ristorante dell’agriturismo di Altin trova una delle sue massime espressioni.
Al Mriri i Zanave, questo il nome del locale, che ha sede a Lezhë (Alessio, nel primo entroterra a nord del Paese), le sale sono sempre affollate: di tanti albanesi, orgogliosi della loro tradizione gastronomica, e di alcuni primi turisti e cooperanti (due le ong italiane operanti nell’area: la Cesvi e la Vis) intenti ora ad ascoltare le storie di un’Albania pre-emigrazione, desiderosa di riscatto, ora a discutere dei progetti presenti e futuri.
I piatti che Altin propone loro si attengono alla più antica tradizione agropastorale, cucinati esclusivamente con i frutti di quella terra (grandi le distese di orti biologici propri), rispettosi della semplicità in cui sono nati e proposti con grande senso di economia delle risorse ma senza nulla togliere alla genuinità della proposta. Un’idea che non poteva che incontrare la filosofia di Slow Food e sposarsi con quella. È così che sabato scorso, 10 dicembre il ristorante Mriri i Zanave è diventato la sede ideale del Convivium Slow Food di Albania, con la naturalezza delle cose che avvengono perché devono avvenire, e non per un progetto o una strategia studiati a tavolino.
Tenetelo a mente il nome di Altin Prenga, perché se ne sentirà parlare, tant’è vero che la sua è una storia controcorrente, che parla di un primo riflusso dall’emigrazione fatto da chi sa ed ha sempre saputo che ci sarebbe stato un ritorno. Andare, per tornare a tempo debito: arricchito di esperienze e in grado di vedere, come pochi altri albanesi, che quell’economia rurale fatta apparentemente di poco è, a saperla guardare con gli occhi giusti, una piccola miniera su cui costruire il futuro.
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16 dicembre 2011