Da commissario straordinario a presidente di un ente parco, il passo non sempre è breve. È accaduto la settimana scorsa a Stefano Pecorella, che il ministro all’Ambiente Corrado Clini e il Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola hanno posto al vertice del Parco Nazionale del Gargano, mentre la medesima poltrona del Parco dell’Alta Murgia è toccata a Cesare Veronico. Le due nomine saranno presto al vaglio delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, che dovranno fornire il loro parere non vincolante, quindi il ministro emanerà, probabilmente entro il mese in corso, il decreto di nomina.
Tra i primi impegni pubblici dei due neopresidenti dei parchi pugliesi, la presentazione della settima edizione di “Mediterre”, manifestazione in programma dal 31 gennaio al 4 febbraio alla Fiera del Levante di Bari e destinata a consolidare un’occasione d’incontro e di confronto per la conoscenza, l’approfondimento e la diffusione di tematiche concernenti la conservazione e la valorizzazione delle aree protette, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Un’occasione in grado di proporre un modello da perseguire anche attraverso la valorizzazione e la fruizione dei beni naturali, ambientali e culturali delle diverse aree del Mediterraneo, e il confronto tra le diverse realtà territoriali di tutto il bacino.
Mediterre è rivolto al pubblico, agli addetti ai lavori, alle autorità e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali, agli accademici e agli esperti del settore, alle associazioni ambientalistiche e di categoria del mondo agricolo, alle scuole coinvolte con laboratori didattici sull’ambiente e la sostenibilità.
L’incarico affidatogli tornerà a impegnare Pecorella con varie tematiche anche scottanti, come quella che riguarda la presenza e il diritto a vivere nel Gargano di una diffusa realtà pastorale mai sufficientemente protetta dalle insidie dei predatori selvatici presenti nel Parco. Sono ancora forti le polemiche che investirono il neopresidente poco più di due anni fa, con la ripresa degli episodi di aggressione delle greggi da parte dei lupi.
«L’Ente Parco», disse l’allora commissario straordinario, «non si sottrarrà in alcun modo agli interventi necessari ad alleviare le sofferenze degli allevatori colpiti dai danni provocati dai lupi. È nostra intenzione creare un percorso più agevole per accorciare i tempi dell’accertamento del danno e del relativo risarcimento e ci faremo promotori e capofila di un tavolo tecnico condiviso e permanente al quale inviteremo a sedere, a ragionare e a decidere non solo le associazioni di categoria, ma soprattutto i soggetti che direttamente sono coinvolti in queste dinamiche: l’Asl, la Regione Puglia, la Provincia di Foggia ed il Corpo Forestale dello Stato».
Da allora, nella sostanza, nulla è cambiato, nonostante i tanti e apparentemente buoni propositi dell’allora commissario, e se tutto andrà come sembra sia destinato ad andare, le speranze di una reale tutela delle comunità pastorali è da ritenersi assai improbabile. Per una volta la logica del “nomen omen” andrà scartata, perché Pecorella appare oggi come allora dalla parte degli ambientalisti da salotto e del loro protetto, il Lupo.
26 gennaio 2012