Se non fosse per qualche attento cronista locale, certe notizie passerebbero inosservate. Ed invece c’è chi, magari scrivendo di quello che per lui è un fattarello appena curioso o poco più che insignificante, riesce a darci qualche tassello in più per completare quella che altrimenti sarebbe una visione sin troppo “normale” (e mai realmente bucolica) del mondo agroalimentare.
E allora non passa mese senza che in redazione ci capiti di leggere di qualche “macelleria” abusiva, ricavata nel garage di tizio e caio e fatta chiudere dalle autorità sanitarie, o del “caseificio” privo di licenza, che lavorava il latte di animali mai registrati all’anagrafe di specie.
La legalità nel nostro Paese a volte è un fatto aleatorio, almeno per alcuni dei nostri concittadini, i controlli sono spesso operati a campione o su segnalazione di qualche vigile cittadino o di qualche concorrente delatore, ma è anche vero che delle aberrazioni del tutto diffuse capitano sotto gli occhi dei più senza che nessuno decida d’intervenire. Anche perché talvolta si tratta di questioni regolamentate poco o nulla o in maniera equivoca.
Il caso più recente e più eclatante è stato messo in evidenza dal quotidiano web termolese Primonumero e racconta cosa accade quando le attività produttive artigianali e industriali rubano spazio alla pastorizia, quando per un pastore è difficile trovare pascoli a buon mercato o quando una normativa scellerata gli vieta il passaggio in aree naturalmente più idonee, quali ad esempio quelle dei superprotetti e a volte snaturati parchi naturali.
Pecore al pascolo fra le fabbriche: gli ovini brucano l’erba del Nucleo (dal quotidiano web www.primonumero.it):
La scena insolita si ripete da qualche giorno: un gregge di pecore viene portato al pascolo da un pastore lungo le strade della zona industriale A. e fra un belato e l’altro non è raro vedere gli ovini brucare l’erba impregnata dell’aria non certo salutare del Nucleo.
Termoli. Pecore al pascolo in mezzo alle fabbriche. Una scena insolita per il Nucleo industriale di Termoli che però di questi tempi si sta abituando a convivere con il gregge ovino che da alcuni giorni ne attraversa le strade e bruca l’erba ai bordi della strada. Avete capito bene: pecore che si cibano di erba nata a due passi dalle industrie della zona industriale termolese, proprio dove si trovano le famigerate chimiche.
L’aspetto bucolico di questa immagine è indubbio. Un gregge piuttosto numeroso di pecore, circa 200, viene portato al pascolo da un pastore lungo le strade del Nucleo. A tenerle a bada, anche tre cani: il più piccolo piuttosto rumoroso, che abbaia di continuo per evitare che si disperdano. Gli altri due sono dei pastori abruzzesi dall’aspetto tranquillo che non fanno una piega e chiudono il gregge senza fare il minimo rumore. Inutile sottolineare i resti di escrementi lasciati in mezzo alla carreggiata, così come l’olezzo difficilmente sopportabile. Da un prato all’altro della zona industriale, sulle strade e in mezzo alle fabbriche, le pecore seguono il pastore fermandosi qua e là a mangiucchiare i ciuffetti che si trovano ai bordi del lungo stradone della zona industriale A. Fra fumi e odori non proprio gradevoli, gli ovini belano e masticano un’erba tutti i giorni impregnata dell’aria del Nucleo che è risaputo non essere la più salutare del Molise. (24.02.2012)
Al di là degli escrementi e dell’olezzo (se le pecore potessero parlare quante ne direbbero su di noi e sui nostri difetti!) il racconto ci porge lo spaccato reale di una situazione difficilmente recuperabile (la sovrapposizione dell’industria sul mondo agropastorale) e ci pone davanti a un interrogativo: con l’industria che ha rubato milioni di ettari ai pastori, non sarebbe il caso che governo centrale e governi locali si adoperassero per agevolare (dal punto di vista legislativo, burocratico, e dell’applicazione delle norme) chi ancora ha la voglia, il piacere, il buonsenso di vivere di pastorizia?
3 marzo 2012