Una buona Dop salva il mondo rurale. Parola di Ossolano

altÈ pronta per essere depositata al Ministero delle Politiche Agricole la richiesta per ottenere il marchio di protezione Dop per il formaggio Ossolano, una realtà caratterizzata da una produzione di cinque mila quintali annui e con un mercato non solo locale, composto in buona parte da estimatori delle sue qualità organolettiche e nutrizionali.

Dopo anni di vicissitudini nell’iter di preparazione della documentazione necessaria a concorrere a questo riconoscimento europeo, il formaggio Ossolano – che ha la sua punta produttiva nella Cooperativa Sociale Antigoriana – potrà finalmente candidarsi per i marchio Dop, nelle sue versioni di “valle” e d'”alpeggio”.

altCon il termine di formaggio “Ossolano” s’intende il formaggio prodotto esclusivamente con latte dell’Ossola e che presenta le seguenti caratteristiche organolettiche: crosta liscia, regolare, di colore paglierino, tendente a diventare più intenso con l’avanzare della stagionatura, che non dev’essere inferiore ai sessanta giorni. Il disciplinare indica inoltre come la pasta debba risultare consistente, morbida, con occhiatura irregolare e di piccole dimensioni, di colore che può variare dal leggermente paglierino sino al giallo intenso e con un sapore che presenta un aroma caratteristico: armonico e delicato, legato alle varietà stagionali della flora, risultando più intenso e fragrante con l’invecchiamento. La sua forma d’alpeggio, potrà essere prodotta dal 1° di giugno al 30 settembre in pascoli situati sopra i 1400 metri di altitudine.

«Questa amministrazione provinciale», ha commentato il suo presidente Massimo Nobili, «ha posto questo risultato come uno dei suoi obiettivi di mandato per quanto attiene la crescita del suo comparto agricolo. La zootecnia nel Verbano Cusio Ossola deve guardare al futuro rendendo i propri prodotti tipici competitivi e riconoscibili, legandoli con più forza all’identità di un territorio che deve farsi conoscere per quello che nel suo complesso sa offrire. È ormai largamente comprovato come le produzioni agroalimentari di qualità siano un potente veicolo di promozione territoriale. Il traguardo a cui ora dobbiamo puntare è ottenere in tempi ragionevolmente brevi il riconoscimento che giocherà un importante punto a favore della crescita della zootecnia provinciale e di un suo ampio indotto».

Gianni Tacchini, presidente del Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Formaggio Ossolano e direttore della Cooperativa Sociale Antigoriana«La messa a punto del disciplinare di produzione per quella che sarebbe la trentaseiesima Dop italiana, è stato un lavoro lungo e complesso», assicura Gianni Tacchini, presidente del Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Formaggio Ossolano e direttore della Cooperativa Sociale Antigoriana (nella foto). «La documentazione che con il Servizio Agricoltura della Provincia abbiamo raccolto ed elaborato, con la preziosa collaborazione tra gli altri di Camera di Commercio, Regione Piemonte, Arpa e Cnr-Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, si basa su numerose analisi di laboratorio e relazioni tecniche, storiche e socio-economiche».

«Archiviata questa prima fase», aggiunge Tacchini, «tra i principali motori di questa “impresa” di valorizzazione di un’eccellenza agroalimentare locale, ci rimbocchiamo le maniche per proseguire sostenendo a breve il riconoscimento della domanda di registrazione, che è presentata al Ministero dell’Agricoltura Direzione Generale dello Sviluppo Agroalimentare e della Qualità e in copia all’Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte».

«La Dop», ha sottolineato poi l’assessore provinciale all’agricoltura Germano Bendotti, «è un indubbio fattore di vantaggio e riconoscimento per le realtà agricole che sono a monte di questa filiera, una cinquantina che rappresentano il 90% del latte prodotto in provincia. La certificazione di qualità riconosciuta a livello europeo potrà dare impulso a un’economia rurale essenziale per contrastare lo spopolamento delle nostre montagne».

«La valorizzazione di questa produzione casearia», ha proseguito Bendotti, «si riverbera positivamente dunque su molteplici aspetti: ambientali con il presidio e cura di pascoli e alpeggi; di reddito per piccoli allevatori che diventano il primo anello di una catena produttiva che acquisisce valore aggiunto in tutte le sue componenti fino alla commercializzazione vera e propria; d’immagine per il territorio intero. Si tratta di attività che, pur facilitate oggi rispetto a un tempo dalla tecnologia, comportano sacrificio e fatica: solo a fronte di un’accettabile sostenibilità economica possono risultare attrattive nei confronti di nuove generazioni di allevatori e imprenditori agricoli. Non va inoltre trascurato che le aziende certificate nelle produzioni Dop possono ottenere un più alto punteggio nel concorso all’assegnazione di contributi su bandi europei».

La procedura di registrazione prevede tre fasi. Nella prima fase l’amministrazione regionale valuta la richiesta e la trasmette al ministero, che a sua volta procede alla valutazione della domanda. Nella seconda fase il ministero, insieme all’amministrazione regionale e all’associazione proponente, fissa un incontro di “pubblico accertamento”. Quando anche la seconda fase è completata, il ministero pubblica la proposta di denominazione sulla Gazzetta Ufficiale, a cui segue l’inoltro della domanda alla Commissione europea. L’ultima fase della procedura, circa sei mesi di tempo, prevede un’analisi da parte della Commissione europea della documentazione presentata e della verifica della rispondenza ai requisiti.

Ma non solo. «La potenzialità di produzione del Formaggio Ossolano», aggiunge Giuseppe Paltani del Servizio agricoltura della Provincia, «si aggira attorno ai 5mila quintali annui, vale a dire che con forme da 6-7 chilogrammi l’una, è pari a circa 75mila forme prodotte. Questo collocherebbe il formaggio Ossolano tra le prime quattro Dop esclusivamente piemontesi in termini di quantità. Una valenza economica di tutto rispetto».

«Se poi le aziende fanno sinergia tra di loro, avvalendosi anche del contributo operativo della parte pubblica», conclude il direttore della Camera di Commercio del Vco Maurizio Colombo, «i risultati a vantaggio delle stesse imprese e del territorio nel suo complesso si ottengono. La conferma della validità di questo modo di operare ce la danno le recenti iniziative camerali messe in campo a favore di miele, bresaola e formaggio caprino della nostra provincia».

9 marzo 2012