Toscana e paradossi: la Lega spinge per altri piccoli allevamenti

Piccolo è bello, ma solo a parole. Se ne riempiono la bocca alla Regione Toscana tutti gli schieramenti presenti, votando all’unanimità una mozione-farsa presentata dalla Lega Nord Toscana “per il rilancio del settore zootecnico, per invertire il trend negativo evidenziato dal censimento sull’agricoltura toscana”.

Nel presentare l’iniziativa, il capogruppo di Lega Nord in regione, Antonio Gambetta Vianna, ha sottolineato che: «La mozione impegna la Regione a favorire lo sviluppo e la nascita dei piccoli allevamenti, in modo che possano essere il volano economico delle aree rurali, rafforzando la filiera corta locale».

L’iniziativa ha del grottesco oltre che dell’incredibile, dopo che anni di cattivo operato della politica hanno messo in ginocchio il comparto, portando alla chiusura centinaia di aziende e ponendo quelle ancora in vita alla mercé dell’industria. Dove erano allora questi signori che oggi avanzano la prodigiosa proposta?


Dov’era il consigliere Pier Paolo Tognocchi (Pd), che annunciando il voto favorevole del suo gruppo, ha aggiunto «Siamo consapevoli che in Toscana ci sia bisogno del rilancio della zootecnia, non siamo in grado di soddisfare le richieste del territorio»?. E dove Marta Gazzarri, capogruppo Idv, che ha «apprezzato la mozione, soprattutto riguardo al sostegno ai piccoli allevamenti patrimonio per la zootecnia»?.
 
Il comunicato stampa della Regione Toscana, diramato mercoledì 19 racconta che “nella mozione si impegna la Giunta ad armonizzare le politiche e le strategie assunte in materia agricola, ambientale, urbanistica e sanitaria e ad apportare un’innovazione normativa che abbia una visione d’insieme per favorire la nascita e lo sviluppo degli allevamenti”.


Certo le domande che sorgono sono tante, sulle responsabilità di molti che hanno portato il settore al collasso:
– Perché la Toscana ha fatto sue alla lettera le normative europee sull’igiene senza accogliere deroghe se non marginali?
– Perché tanta burocrazia è stata sempre opposta ad un settore che aveva invece bisogno di agevolazioni e semplificazioni?
– Perché la Regione Toscana non ha più autorevolezza al tavolo di concertazione sul prezzo del latte, lasciando che siano le industrie a fare il bello e il cattivo tempo e affamando letteralmente i pastori?
– Perché al flagello del lupo non è stata opposta nessuna misura concretamente valida a favore dei pastori (rimborsi per i soli capi morti rinvenuti: nessuno per quelli scomparsi né per gli aborti o i cali di resa lattea; recinti elettrificati e cani da guardiania)?
– Perché i finanziamenti per le Pmi del settore non sono stati erogati che raramente ai soggetti interessai ma sempre o quasi alle associazioni di categoria, rendendo queste schiave di esse e non libere di autodeterminarsi?
– Perché le associazioni degli allevatori sono state lasciate libere di praticare il cosiddetto “miglioramento genetico” che di fatto ha portato ad un impoverimento della materia prima (animali più produttivi ma latte con indici di grassi e proteine in calo)?
– Per non parlare poi di letame (una volta una risorsa) e macellazione in azienda (una volta cespite di qualche rilievo): l’uno divenuto un serio problema ecoambientale, l’altra un’attività non più gestibile in proprio, con un valore economico ormai prossimo allo zero.

Con quale coraggio si vogliono portare nuovi imprenditori in un settore allo sfascio? Non sarebbe il caso di correggere prima i tanti errori compiuti e di salvare le aziende che ancora resistono, prima di favorire l’apertura di altre realtà?

21 aprile 2012