15 dicembre 2008 – Ancora speculazioni sulla pelle dei pastori sardi. Ancora una volta, con l’approssimarsi delle festività natalizie, il mercato viene invaso dalla carne di agnello d’importazione (perlopiù dai Paesi dell’Est Europa e del Galles), che nulla ha a che fare come salubrità e gusto con quella allevata allo stato brado nell’isola.
Una volta la vendita degli agnelli rappresentava un importante cespite per l’economia agropastorale sarda, ma oramai si è arrivati al paradosso di non sapere neanche più a chi venderli, per quanto bassi siano i prezzi a cui quelli esteri vengono venduti.
Qui i prezzi di acquisto al macello sono ancora più bassi dalla media nazionale rilevata nei giorni scorsi dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e pari a 3,84 Euro al chilo. Il cartello che i macellatori locali hanno impunemente creato ha trascinato la quotazione ad una media di 3,50 Euro al chilo, con punte minime di 3,00 Euro netti.
Di fronte a questa situazione si riscontrano le prese di posizione della Coldiretti che invita i pastori a muoversi verso altri mercati, come già avvenne anni fa quando il latte ovino sardo iniziò a prendere la via del mare verso il continente, per servire per lo più i caseifici laziali e maremmani.
Altro fronte su cui si è registrato un discreto movimento è quello della qualificazione attraverso l’Igp “Agnello Sardo”, che anche quest’anno marchierà oltre 200mila capi, spuntando però, si dice, appena 20 centesimi di Euro in più al chilo.