Formaggio toscano: se usi (anche) latte locale la Regione ti sostiene

Gregge al pascolo presso la Fattoria Lischeto, produttrice del Pecorino delle Balze Volterrane. Sullo sfondo, lo scenario delle Balze che oltre a dare il nome al formaggio, caratterizzano il paesaggio della cittadina toscanaLa Regione Toscana continua a non brillare per le iniziative a favore dei produttori di latte e di quanti il proprio latte trasformino, come già da noi riferito nelle scorse settimane. Stavolta a lasciare quantomeno perplessi sono gli “Incentivi per la promozione lattiero-casearia”, pubblicati il 5 scorso sul sito web del Suap (Sportello Unico per le Attività Produttive) regionale.

Con essi, si legge, “la Regione Toscana eroga contributi alle imprese lattiero-casearie per le azioni di comunicazione e promozione dei propri prodotti ottenuti interamente con latte ovino toscano con provenienza certificata oppure a marchio Pecorino Toscano Dop”.

Peccato che nell’addentrarsi del dispositivo di erogazione si legga che “possono beneficiare del contributo le imprese di trasformazione del latte ovino (caseifici) le cui unità produttive sono situate sul territorio regionale” (è questo l’unico reale vincolo territoriale, ndr), “che lavorano latte ovino acquistato presso terzi, di cui almeno una parte (sic! quanto?, ndr) di provenienza regionale”, ed è in questa ultima condizione che si comprende come certe operazioni siano calibrate più sulle necessità dei caseifici artigianali e industriali (di chi, avvezzo a lavorare latte altrui e a cercare sempre più il prezzo sul mercato, arrivi a trafficare più con le autocisterne refrigerate che con le produzioni territoriali) che su quelle delle realtà rurali o pastorali, sempre emarginate o escluse dall’accesso agli aiuti pubblici.

In sostanza i fondi ci sono ma vengono sempre pilotati verso le casse dei più grossi. 
Ma il peggio arriva leggendo oltre, perché si scopre che “l’accesso al finanziamento è limitato alle imprese di trasformazione il cui prodotto è certificato come “Pecorino Toscano Dop”, o la cui tracciabilità del latte (di provenienza regionale) è garantita da certificazione ai sensi della norma Uni En Iso 22005:2008 o ancora che producono pecorino nell’ambito del sistema “agriqualità” certificato con provenienza del latte dalla Toscana”.

Una operazione utile sì alla promozione di formaggi trasformati sul territorio regionale ma che a nostro avviso avrebbe dovuto essere maggiormente vincolata alla produzione di latte toscano. Ancora una volta si dice di sostenere il settore ma ci si dimentica di chi rappresenta il vincolo unico, certo e reale col territorio: l’allevatore, che peraltro il prezzo non lo fa ma lo subisce (il quadretto ora è completo sul rapporto tra amministrazione locale e aziende, ndr) proprio ad opera di chi ancora una volta è sostenuto dai finanziamenti pubblici.

La Regione Toscana ha perso un’altra occasione per fare una bella figura. Peccato.

Il termine ultimo per spedire le domande, per chi tante volte ne avesse ancora voglia, è fissato al 24 maggio prossimo. Ogni altro particolare è ottenibile cliccando qui.

12 maggio 2012