«Questa catena di solidarietà è meravigliosa: l’unico modo di aiutarci adesso è comperare il Parmigiano-Reggiano». A dichiararlo, ieri alle agenzie di stampa, è stato Giuseppe Alai, presidente del Consorzio del “re dei formaggi” e figura di riferimento di uno dei maggiori comparti agricoli d’Italia, per anni basilare nell’economia emiliana e italiana di settore. Una realtà già provata, prima di questo colpo basso, da una serie di fenomeni negativi, registrati da dieci anni a questa parte, tra competizione col Grana Padano, eccessi di produzione, cali della richiesta e della popolarità, dopo le critiche mossegli dal mondo ambientalista – Greenpeace in testa – per un’alimentazione non più impeccabile come in passato (per via della soia ogm, utilizzata da molti produttori di pianura).
Certo, ora che il terremoto è sulla bocca di tutti, e che le statistiche sono state ben analizzate dai cronisti e dagli uffici stampa, se si pensa che solo la provincia di Modena copre il 10% del Pil agricolo nazionale, si capisce come il sisma che ha colpito l’Emilia rischia di minare al cuore questo prodotto. Da giorni Alai smista telefonate, legge e-mail, scorre immagini di locali di stagionatura le cui scalere sono state atterrate o in quella tragica notte del 20 o nella mattina di martedì 29, quando il fenomeno tellurico è tornato a portare scompiglio e dolore in queste terre.
Migliaia di forme troppo giovani per non subire il trauma di un trasferimento altrove, e migliaia di altre rovinate – quelle appena intaccate, quelle spaccate o sbriciolate sotto il peso di altre forme o per l’impatto violento a terra. «È una situazione drammatica», spiega Alai: «le forme non recuperabili sono 633mila, e il danno è di almeno 150 milioni di Euro se solo si considera il formaggio, senza contare i danni alle strutture. La maggior parte del formaggio crollato al suolo si è letteralmente sbriciolata, e pare trattarsi del 20% dell’intero prodotto del comparto.
«In ogni forma», spiega il presidente del consorzio, «c’e’ il frutto di due anni di lavoro. Il settore muove una cifra intorno al miliardo e duecentomila euro», cifra che va raddoppiata se si passa a ragionare di prezzi al consumo. Quanto alle persone, 16.500 sono gli addetti che lavorano direttamente con latte e formaggio, ma l’indotto è di 50mila persone. «Avremmo dovuto svuotare i magazzini, ricostruirli e poi far ripartire la produzione», conclude Alai, «tornando a invitare la gente a comprare Parmigiano. Oltre alla catena di solidarietà messa in moto dai privati attraverso i social network, sono scattate anche diverse iniziative da parte della grande distribuzione.
E se la pianura modenese – o meglio parte di essa – non ride, la montagna piange di sicuro, ed è un pianto di vecchia data (i piccoli produttori, schiacciati dalle politiche produttive e commerciali dei grandi, ndr) che giunge ad aggravarsi ora che la richiesta “solidale” sostiene i caseifici più colpiti dal sisma. In questo eterno divario tra chi produce qualità reale (alimentazione “all’antica”, basse rese, stagionature naturali) e chi un prodotto al ribasso anche sul prezzo (condizionato sempre più dai grandi flussi commerciali e dai signori della Gdo) si può scorgere il problema vero: se da una parte gli aiuti arriveranno, prima o poi, a ripagare i caseifici scossi dal sisma, il rischio più serio è che lassù, in montagna, calino le vendite e che si perdano i clienti.
A portare solidarietà e sostegno a quei produttori, arriverà da qui a due settimane (venerdì 15 – domenica 17 giugno), il Festival del Letame di Pompeano di Serramazzoni, voluto e organizzato dal Caseificio Santa Rita di Pompeano con la collaborazione del Consorzio della Bianca Modenese (o Valpadana). Giunto alla sua 4a edizione e intitolato quest’anno “Il Cibo della Terra e della Solidarietà”, l’evento sarà caratterizzato dalla presenza di aziende biologiche e biodinamiche, dai temi della biodiversità, dalla presenza delle vacche di Bianca Modenese e dei loro prodotti.
«Comprare è il miglior modo per aiutare», ripete ormai come un mantra il presidente Alai. E ora è il momento della solidarietà, tanto per i produttori della bassa che attraversano questo duro e straordinario momento quanto per quelli della montagna, per cui la vita non è stata mai facile.
Il programma della manifestazione “Il Cibo della Terra e della Solidarietà” è consultabile cliccando qui (file pdf).
2 giugno 2012