Unifeed o piatto unico: un sistema di alimentazione innaturale e ricco di insidie (parte 2 di 2)

di Rosario Petriglieri, dottore in agraria

Scena insolita agli occhi dei più, ancora abituati in Italia a veder pecore libere al pascolo. L’immagine si riferisce ad un allevamento sudamericano, ma il modello intensivo sta prendendo piede anche nel nostro Paese, purtroppo

A guardar bene (la prima parte dell’articolo è qui), lo scopo ultimo dell’unifeed è quello di impedire all’animale di selezionare gli alimenti, ma allo stesso modo è anche vero che se gli concediamo di sceglierne, difficilmente mangerà qualcosa che non gli garbi, o che percepirà essere dannoso per la propria salute.

In sostanza, e come spesso accade, ciò che servirà è un poco di equilibrio. Se da un lato questa tecnica alimentare è apparentemente ideale, dall’altro canto è vero che in questo modo si possono somministrare alimenti poco salubri, che gli animali non possono scartare. Inoltre, all’interno del piatto unico si possono verificare delle fermentazioni anomale nella massa miscelata, con surriscaldamento della stessa e conseguenze deleterie per la salute degli animali e la salubrità delle loro produzioni (2). È certo poi che, in alcuni casi, può accadere anche di peggio, ed ecco allora che sulla scena compare il “tecnico” con la polverina miracolosa fatta apposta per “correggere” il problema.

Con il sistema dell’unifeed l’animale non ha scampo: mai mangerà ciò che il suo organismo sente di dover mangiare bensì sarà costretto a mangiare di tutto

Ricapitolando, la condizione migliore in assoluto, a proposito di alimentazione degli animali, è quella di lasciare gli stessi liberi di scegliere gli alimenti che più gli aggradano. Questo può avvenire solamente con gli animali liberi al pascolo, magari dando loro la possibilità di accedere a del buon foraggio secco, messo a disposizione in luoghi facilmente accessibili, e soprattutto asciutti. Integrazioni di mangimi concentrati, da ridurre sempre allo stretto necessario, possono essere forniti in caso di specifica necessità.

Purtroppo però, per nutrire in questo modo gli animali, è necessaria una preparazione di gran lunga superiore a quella che mediamente il sistema universitario può garantire. Una preparazione che si dovrà completare sul campo e che di certo non verrà mai favorita dalle multinazionali che prosperano fornendo mangimi o “polverine magiche” in grado di risolvere tutto.

“Unifeed o piatto unico: un sistema di alimentazione innaturale e ricco di insidie”: la prima parte del presente articolo è stata pubblicata in questa rubrica giovedì 5 febbraio 2015 (clicca qui per leggerla)

12 febbraio 2015

Per approfondire, vedi anche qui:

– un carro miscelatore orizzontale (video YouTube, clicca qui)
– un carro miscelatore verticale (video YouTube, clicca qui)

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 (2)“…Gli alimenti liquidi sono una componente importante per mantenere l’uniformità della miscelata, i liquidi aiutano a prevenire la disomogeneità  e possono essere utilizzati per l’inclusione di prodotti a basso dosaggio come i minerali e gli additivi. Molti unifeed risultano non omogenei  se i prodotti liquidi vengono caricati nella parte anteriore o posteriore dei carri verticali e se non c’è abbastanza miscelazione dopo la loro introduzione…” (da “Come somministrare gli alimenti – Mastitis Council Italia – fonte originale: “How you feed matters, too – Hoard’s Dairyman” di Tom Oelberg). Per leggere il testo integrale, clicca qui

Dottore in Scienze Agrarie, abilitato agronomo at dipendente CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero-Casearia) di Ragusa); libero professionista

Rosario Petriglieri
Allevatore, figlio d’arte, laureato in Agraria e abilitato Agronomo. Ricercatore presso il CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero Casearia) di Ragusa, è specializzato in nutrizione, management e gestione degli allevamenti di vacche da latte. Maniscalco specializzato in cura delle patologie podali dei bovini; inseminatore laico. Sin dall’infanzia si è occupato di vacche da latte, lavorando nell’azienda di famiglia. Da sempre nutre la passione per la veterinaria, ma i percorsi storici e certi incontri occorsi in particolari periodi di crescita lo hanno portato ad interessarsi di prevenzione, mediante nutrizione e gestione, piuttosto che puntare alle sole terapie.
Petriglieri ha vissuto tutte le stagioni dell'”evoluzione” del mondo zootecnico, passando dai periodi più faticosi del coltivare la terra con i muli sino all’impiego dei trattori più avanzati; dal sistema manuale di raccolta dei foraggi sino alla gestione di ogni tipo di conservazione più moderna degli stessi (tecniche di insilamento e fieno silo; trebbiatura del frumento con i muli; impiego della mietitrebbia). Per quanto concerne la mungitura, dalla quella manuale delle vacche e delle pecore, sino alla gestione di aziende dotate di robot di mungitura. Sulla trasformazione del latte: da quella della sua azienda familiare sino alla gestione di una cooperativa di 250 soci.
Petriglieri ama definirsi “contrario a qualsiasi forma di eccesso, ma mi piace immedesimarmi negli animali che gestisco, per rendere loro fisiologico qualsiasi trattamento gestionale a cui devono essere sottoposti”. Ha una predilizione per le pratiche naturali, estensive ed ecosostenibili.