Allevamento al pascolo: il benessere per gli animali e la salute per l’uomo

di Francesca Pisseri, dottoressa in veterinaria (*)

Allevare animali da latte in modo che possano nutrirsi prevalentemente di erba garantisce loro un ottimo livello di benessere, potendo essi espletare in tal modo e appieno la propria natura; inoltre, se il pascolamento è bene gestito, tramite opportune rotazioni, il vantaggio si rivela doppio, in quanto in tal modo si consente di tutelare gli ecosistemi delle praterie.

I ruminanti sono in grado di digerire la cellulosa e quindi alimentarli con foraggi permette da un lato di far funzionare al meglio il loro sistema digestivo, e dall’altro di utilizzare meno cereali, per la produzione dei quali sono richieste grandi quantità di energia fossile e di acqua. Il modello zootecnico industriale ha portato a spingere sempre di più l’alimentazione degli animali e le loro produzioni, a scapito tuttavia dell’ambiente, del benessere animale e della qualità dei prodotti.

L’allevamento al pascolo permette di riqualificare zone marginali, come quelle di collina e montagna, a volte soggette a degrado, e di supportare attività turistiche legate al territorio. Un altro vantaggio importante è la produzione di alimenti di grande valore gastronomico e benefici per la salute umana.

Alcuni prodotti di origine animale contengono elementi potenzialmente pericolosi per l’uomo, quali il colesterolo e gli acidi grassi saturi. Essi sono responsabili, insieme ad altri fattori di rischio, di importanti patologie a carico dell’apparato cardiovascolare, possono favorire l’insorgenza di alcuni tipi di cancro e possono essere responsabili di danni cellulari da ossidazione.

Quando i ruminanti si nutrono principalmente di foraggi verdi cambia in modo apprezzabile la composizione dei grassi contenuti nel latte e nel loro grasso corporeo.

Ricerche condotte dal professor Mauro Antongiovanni(1) (Dipartimento Scienze Zootecniche dell’Università di Firenze) e da suoi collaboratori hanno evidenziato, nel pecorino prodotto da latte di animali allevati al pascolo, una sensibile diminuzione di acidi grassi nocivi, come il miristico e il palmitico, e un aumento di acidi grassi benefici: il butirrico del 15%, e il CLA (acido linolenico coniugato) del 500%. L’acido butirrico è un potente modulatore della microflora intestinale e previene i tumori al colon.

Il CLA, del gruppo omega-6, previene la formazione del colesterolo patologico, ha poteri antinfiammatori e stimola il sistema immunitario; è inoltre antiossidante e migliora la distribuzione del grasso corporeo.

Una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari, su 40 pazienti alimentati per un mese con pecorino derivante da allevamento al pascolo, ha evidenziato una riduzione del colesterolo del 7% rispetto al gruppo di controllo. Il contenuto di CLA nel latte di vacche allevate al pascolo si è rivelato maggiore sia di quello di vacche allevate con metodo convenzionale sia di quello di vacche in regime biologico (Prema et al, 2013). Differenze analoghe sono state riscontrate nel latte di vacca, soprattutto se alimentate con pascolo di alta quota (Leiber et al., 2005).

Per quanto riguarda la carne, quando essa viene prodotta prevalentemente con pascolamento, contiene importanti fattori antiossidanti come la vitamina E, e un  ottimo profilo di acidi grassi omega-3 e omega-6, che contrastano il colesterolo dannoso. Il rapporto tra omega 3 e omega 6 negli animali ingrassati al pascolo è migliore perchè più bilanciato, le carni sono più ricche di vitamine A, C, e soprattutto E, e di ferro, e sono quindi indicate nella dieta di pazienti con patologie cardio-vascolari, coronariche e ipercolesterolemia (Cynthia et al., 2010; Griel et al., 2006; De La Fuente et al.,2009). La carne ha buona qualità grazie alla maggiore compattezza e consistenza muscolare, alla colorazione più intensa ed al miglior sapore. Il grasso delle carni di animali allevati al pascolo è prevalentemente giallo; questa caratteristica, erroneamente considerata negativa in molti Paesi, è tuttavia associata a un profilo di acidi grassi benefico per la salute e a un maggiore contenuto di antiossidanti (Dunne et al., 2009).


(*)  
esperta in omeopatia, fitoterapia e agroecologia

19 febbraio 2015

___


(1)
Miglioramento della frazione lipidica degli alimenti di origine animale attraverso la dieta: attività ruminale e presenza di acidi grassi trans e Cla nel latte e nella carne – Si prendono in considerazione alcuni aspetti del metabolismo dei lipidi nel rumine: la lipolisi, la bioidrogenazione, la sintesi degli acidi grassi microbici ed i processi di inibizione delle fermentazioni. In primo luogo si considera l’aspetto dell’influenza dei foraggi. Il pascolo rappresenta la miglior forma di utilizzazione foraggio, soprattutto se pascolo di montagna, rispetto all’impiego di foraggi conservati sia attraverso la fienagione che l’insilamento: gli acidi grassi a catena corta (meno di C10) aumentano, quelli a catena media (da C12 a C16) diminuiscono, gli acidi oleico, linoleico e linolenico aumentano, come pure il pool di isomeri dell’acido linoleico coniugato (CLA) e gli acidi polinsaturi n-3. 
In secondo luogo si prende in esame l’effetto dell’integrazione energetica delle diete con i grassi. I grassi animali deprimono la quantità di latte prodotto e gli acidi a catena corta, mentre l’acido oleico aumenta a causa della maggiore attività della ∆9 desaturasi mammaria. Anche gli oli di pesce hanno un effetto negativo sulla produzione di latte, ma promuovono quella di CLA e di acidi grassi polinsaturi n-3. Se i grassi animali vengono protetti contro l’attività dei batteri ruminali, si eliminano gli effetti depressivi sulla produzione del latte e del grasso del latte. I grassi vegetali sono più ricchi di acidi grassi insaturi e, pertanto, più suscettibili di subire la bio-idrogenazione ruminale. Sotto forma di saponi di calcio o all’interno di semi integrali, i grassi vegetali sono protetti e il CLA aumenta. Il CLA è un importante componente del grasso animale. Nei ruminanti proviene dalla desaturazione dell’acido vaccenico sia nel rumine che nella mammella; e la quantità di acido vaccenico prodotto dipende dalle caratteristiche qualitative della dieta. In conclusione, si elencano delle semplici informazioni su come migliorare la qualità dei grassi di origine animale attraverso la dieta, senza diminuirne la quantità prodotta (tratto da “Upgrading the lipid fraction of foods of animal origin by dietary means: rumen activity and presence of trans fatty acids and CLA in milk and meat” di Mauro Antongiovanni1, Arianna Buccioni e Francesco Petacchi del Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Firenze, e Pierlorenzo Secchiari, Marcello Mele, Andrea Serra del Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agro-Ecosistema dell’Università di Pisa). Per leggere il testo integrale (in inglese, pdf 332KB) clicca qui

Francesca Pisseri è medica veterinaria ad orientamento sistemico, omeopata e fitoterapeuta | Website

L’approccio sistemico mira al mantenimento della salute e alla promozione del benessere animale tramite lo studio di tecniche di gestione rispettose ed ecologicamente sostenibili, con metodi di tipo partecipativo; nonché ad aumentare la consapevolezza dei conduttori degli animali da affezione sulle loro esigenze fisiologiche, alimentari e sociali.
La Dr.ssa Pisseri svolge attività di consulenza presso allevamenti con impostazione agroecologica e biologica, prevalentemente bradi e semi-bradi e attività clinica per cani, gatti, cavalli utilizzando un approccio globale alla salute, la fitoterapia e la omeopatia.
È coautrice del libro “Con-vivere, l’allevamento del futuro” e di numerose pubblicazioni scientifiche, in collaborazione con enti di ricerca, riguardanti la zootecnia sostenibile e le medicine naturali in veterinaria. Relatrice a numerosi congressi e master universitari, si occupa di formazione rivolta a medici veterinari e allevatori.