di Francesca Pisseri, dottoressa in veterinaria (*)

L’allevamento semibrado, con largo utilizzo del pascolo, è adatto al territorio italiano, prevalentemente collinare e montano, cui si conformano molto bene ovini e caprini e bovini di razza rustica. Il pascolamento ben gestito consente di ricavare buona parte della razione alimentare degli animali dal pascolo stesso, con grossa riduzione delle spese di gestione dell’allevamento e ottimo livello di benessere animale; determina inoltre una ottima composizione degli alimenti di origine animali, sia in senso organolettico che nutraceutico.
Alle diverse altitudini e latitudini si evidenziano differenti periodi di presenza del cotico erboso: per esempio in montagna il pascolo è presente da aprile-maggio alla estate inoltrata, mentre in pianura e collina, nella Italia centro-meridionale, esso è presente in autunno e da febbraio-marzo fino a giugno-luglio. Sovente si ha una scarsa resa del pascolo in termini di Unità Foraggere/ettaro, questo può essere dovuto a carenti pratiche di organizzazione e lavorazioni dei pascoli, con conseguente insufficiente alimentazione per gli animali.
Un elemento molto importante è la composizione del cotico erboso: una equilibrata presenza di essenze appartenenti alle famiglie delle graminacee e delle leguminose può garantire una razione alimentare che soddisfa in pieno le esigenze alimentari degli animali per la gravidanza, la produzione lattea e per l’accrescimento corporeo; fondamentale che le essenze siano ad uno stadio ottimale di maturazione per esprimere appieno il loro valore nutritivo.
È importante individuare correttamente il carico di bestiame per una determinata superficie, infatti un carico troppo basso provoca un ridotto sfruttamento delle produzioni e un accrescimento eccessivo dell’erba, un carico troppo elevato provoca, viceversa, un danneggiamento del cotico erboso a causa degli strappi troppo vicini all’apparato radicale della pianta e dell’eccessivo calpestamento, che può implicare fenomeni di erosione e dilavamento dei terreni.
La “rotazione dei pascoli” si pratica suddividendo i terreni in settori e spostando gli animali da un settore all’altro in base a uno schema prestabilito. Tanto maggiore sarà la frequenza degli spostamenti, tanto maggiore potrà essere il numero di animali per unità di superficie. Essa va impostata tenendo presenti le caratteristiche del suolo, delle acque superficiali e profonde, della composizione erbacea ed arbustiva dei pascoli; va quindi studiata in relazione alle caratteristiche della singola azienda. L’impostazione dell’ampiezza dei singoli settori dipenderà dal numero di animali pascolanti, dal tipo di terreno e di cotico erboso. Terminato un turno di pascolamento gli animali vengono spostati nel settore successivo e così via, fino a tornare a pascolare dove si era iniziato, previo l’avvenuto ricaccio delle essenze vegetali.
Gli animali strappano la pianta nella parte superiore, senza insistere nella parte inferiore, vicina alle radici, in tal modo si consente un buon sviluppo e la salvaguardia dell’apparato radicale delle piante, ottimale per l’ assorbimento di acqua e nutrienti da parte del terreno e quindi delle piante per il loro ricaccio.
Tanto migliore è la composizione dei pascoli, tanto minore può essere la estensione dei settori di pascolo e tanto maggiore, quindi, il numero di particelle disponibili. Con questa metodologia si ottiene la massima resa di foraggio consentendo una naturale ricrescita del cotico erboso nei periodi di riposo del terreno sia in quantità che in qualità, si ottengono vantaggi dal punto di vista della resa in foraggi, sanitario, economico, e ambientale.
Infatti la rotazione consente di limitare la carica parassitaria presente nei terreni, il terreno mantiene al meglio le sue caratteristiche drenanti e quindi sono ridotti i ristagni di acqua, rischiosi dal punto di vista sanitario, e si mantengono le caratteristiche ecologiche delle praterie. È stato evidenziato infatti che il pascolo ben gestito determina un aumento della biodiversità, sia vegetale che animale, degli ecosistemi naturali(1).
(*) esperta in omeopatia, fitoterapia e agroecologia
9 aprile 2015
Si ringraziano l’allevatore Federico Varallo e i produttori del Macagn per le fotografie gentilmente concesse
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(1) “L’agricoltura risulta quindi costituita da un complesso sistema di organizzazione di risorse naturali e antropiche e la sostenibilità dell’agroecosistema dipende da fattori di tipo bio-fisico e socio-economico. Indubbiamente la funzione di produttività è espressione dei processi naturali che integrano in maniera duratura la catena di pascolo con quella di detrito, in modo tale che anabolismo e catabolismo dell’agroecosistema si complementino in un metabolismo duraturo. Sulla base di questo principio ecologico, I fattori socio-economici dovrebbero favorire il mantenimento della funzione di produttività, ai fini della sostenibilità dell’agroecosistema, realizzando una organizzazione che privilegia i processi naturali di trasformazione dell’energia solare, di riciclo della materia e di valorizzazione della biodiversità. Nel suo insieme, questa strategia di organizzazione può essere definita strategia di ecosviluppo“. Tratto da “Indicatori di Biodiversità per la sostenibilità in Agricoltura Linee guida, strumenti e metodi per la valutazione della qualità degli agroecosistemi” – ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Autori: Caporali F. (coordinatore) Vazzana C. Benedetti A. Calabrese J. Mancinelli R. Lazzerini G. Mocali S. Campiglia E. Di Felice V. – Aprile 2009. Per leggere il testo integrale (pdf 11,4Mb) clicca qui
L’articolo è tratto dal libro “Con-vivere, l’allevamento del futuro” di C. De Benedictis, F. Pisseri, P. Venezia – Macroedizioni
Bibliografia
F. Caporali “Ecologia per l’agricoltura” – Utet
A. Martini, C. Sargentini, R. Tocci, A. Pezzati, A. Giorgetti “Il pascolo come risorsa indispensabile per la zootecnia biologica” www.equizoobio.it
F. Pisseri “Allevamento agroecologico” www.francescapisseri.it
L’approccio sistemico mira al mantenimento della salute e alla promozione del benessere animale tramite lo studio di tecniche di gestione rispettose ed ecologicamente sostenibili, con metodi di tipo partecipativo; nonché ad aumentare la consapevolezza dei conduttori degli animali da affezione sulle loro esigenze fisiologiche, alimentari e sociali.
La Dr.ssa Pisseri svolge attività di consulenza presso allevamenti con impostazione agroecologica e biologica, prevalentemente bradi e semi-bradi e attività clinica per cani, gatti, cavalli utilizzando un approccio globale alla salute, la fitoterapia e la omeopatia.
È coautrice del libro “Con-vivere, l’allevamento del futuro” e di numerose pubblicazioni scientifiche, in collaborazione con enti di ricerca, riguardanti la zootecnia sostenibile e le medicine naturali in veterinaria. Relatrice a numerosi congressi e master universitari, si occupa di formazione rivolta a medici veterinari e allevatori.