Viste da molti come alternative al latte naturale, le bevande a base di soia imperversano nel mondo degli ignoranti, dei creduloni e degli sprovveduti, spopolando nel mare magnum di vegetariani e vegani che inconsapevolmente si infliggono gravi problemi alimentari, per la superficialità e la costanza con cui assumono tali prodotti.
I più estremisti tra di essi, con gravi responsabilità e senza alcun conforto medico, decidono di propinare il prodotto ai propri figli, spesso a partire dallo svezzamento (i più stupidi già nelle prime settimane di vita). Bene, anzi male, malissimo, e a spiegarcene le ragioni giungono i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricerca formato da accademici delle maggiori università statunitensi.
Il lavoro, intitolato “A longitudinal study of estrogen-responsive tissues and hormone concentrations in infants fed soy formula” (“Uno studio longitudinale dei tessuti sensibili agli estrogeni e delle concentrazioni ormonali nei bambini alimentati con bevande formula della soia”), è stato pubblicato di recente sul sito del Jcem (The Journal of Clinic Endocrinology & Metabolism), rivelando che i neonati nutriti con latte di soia sono fortemente esposti ad alterazioni del sistema riproduttivo rispetto ai bambini allattati al seno o nutriti con latte formula prodotto da latte vaccino.
La ricerca ha esaminato gli effetti del latte di soia su 102 bambini di età compresa tra 28 e 36 settimane di vita, confrontando i risultati ottenuti con quelli di bambini nutriti con latte per l’infanzia (derivato da latte vaccino, per 111 bambini) o allattati dalle loro madri (per 70 bambini). I ricercatori hanno analizzato in modo specifico i tessuti uro-genitali degli interessati, misurando i volumi dell’utero, delle ovaie e dei testicoli e i livelli ormonali riscontrati nel sangue.
Nei bambini nutriti con latte di soia, i ricercatori hanno osservato rilevanti cambiamenti. “Le cellule vaginali”, spiega lo studio, “sono risultate più numerose, e il volume uterino è apparso ridotto nei soggetti alimentati con latte di soia, allo stesso modo in cui accade con soggetti sottoposti all’uso di estrogeni”.
La chiave di lettura di queste rilevazioni, spiega il lavoro, “si troverebbe nell’alto contenuto di genisteina – un polifenolo per molti versi simile all’ormone estrogeno femminile – presente nella soia”. Come altre sostanze chimiche “simili agli estrogeni, la genisteina può compromettere il funzionamento del sistema endocrino e il normale sviluppo ormonale, incidendo negli anni sulla funzione riproduttiva”.
Pur non potendo esprimersi, allo stato attuale della ricerca, sulla possibilità di compromissione dei soggetti in età adulta, gli autori della pubblicazione hanno espresso la necessità di approfondire il lavoro e, in mancanza di evidenze, di adottare un comportamento cautelativo. È auspicabile che “i bambini coinvolti in questo studio”, hanno sottolineato i ricercatori, “siano seguiti nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza, per riuscire a rispondere a questa domanda”.
19 marzo 2018
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