Ci sono frutta, cereali integrali, yogurt e formaggi, tra i migliori alleati per prevenire il diabete di tipo 2, ma non solo. Ad affermarlo, in un recente convegno professionale tenutosi a Londra, sono stati gli autorevoli esperti di Diabetes UK, riferendosi alle ricerche condotte dalla Oxford University in collaborazione con la Coventry University.
Molte delle indicazioni fornite per l’occasione non sono nuove a suggerimenti forniti nel recente passato. Quel che cambia è un approccio diretto con ciò che si deve mangiare o non mangiare: il messaggio diventa più diretto, e anziché suggerire l’assunzione di fibra o carboidrati non raffinati esperti e divulgatori danno una vera e propria “lista della spesa”, per facilitare la gente nell’orientamento giusto, una volta per tutte.
Gli esperti quindi danno veri e propri consigli su come preparare pasti che includano cereali integrali, nominandoli uno ad uno (riso integrale, grano saraceno, etc.)così come fanno con le verdure, che dovranno essere preferibilmente a foglia verde. Inoltre insistono sulla necessità di garantirsi nel corso della giornata degli spuntini di frutta, in cui possibilmente siano inclusi mele, uva e mirtilli.
Particolare raccomandazione poi per i prodotti lattiero-caseari, con formaggi e yogurt in bella evidenza, meglio se accompagnati da tazze di tè e di caffè nel corso della giornata.
Ad essere trattati come fonte di iattura sono i carboidrati raffinati, come il pane bianco, ma anche le patate – soprattutto in forma di patatine fritte – e le carni rosse, a cui dovremo preferire le bianche.
A sottolineare il senso della nuova campagna di informazione a contrasto del diabete di tipo 2 ci pensa la dottoressa Pamela Dyson, dietologa responsabile della ricerca presso l’Università di Oxford, che va diretta al punto: «Abbiamo stabilito queste nuove linee-guida dietetiche in termini di cibo e non di nutrienti, semplicemente perché il cibo è ciò che le persone mangiano. Non mangiano sostanze nutrienti, ma cibo». Con questo, ha proseguito l’esperta nutrizionista, viene lanciato «un messaggio che è molto più facile da comprendere per le persone», che hanno semplicemente bisogno di identificare una “lista della spesa da memorizzare. Tutto qua, e niente di più facile, a quanto pare.
E allora che lista sia! Ed è così che già nelle prime raccomandazioni circolate attraverso i principali media anglosassoni, ha trovato spazio un primo elenco, non del tutto esaustivo né totalmente preciso, a nostro avviso (quali latti e derivati, da animali nutriti a mangime o ad erba? quale frutta e versura, di stagione forse?), che comprende, tra gli alimenti da mangiare:
– cereali integrali
– frutta (in particolare mele, uva e mirtilli)
– verdure a foglia verde
– prodotti caseari a basso contenuto di grassi (quali grassi, saturi, insaturi o polinsaturi?), in particolare yogurt e formaggi
– tè (quale, forse il té bianco?) e caffè
Al contempo, la lista di alimenti da evitare include:
– carne rossa e lavorata
– patate, e in particolare patatine fritte
– bevande zuccherate
– carboidrati raffinati, come il pane bianco e il riso bianco, mondato
A fornire ulteriori spunti di riflessione, e la più preziosa delle raccomandazioni – quella di evitare una dieta “fai da te” è stato il coautore del rapporto, il dottor Duane Mellor della Coventry University, che ha sottolineato l’importanza di evitare l’approccio ad un’idea di “soluzione universale”, buona per chiunque. «Esistono una varietà di opzioni», ha spiegato il dottor Mellor, «che funzionano bene per persone diverse, e alcune persone troveranno un approccio più efficace in una che nell’altra. Si tratta di lavorare sulle preferenze delle singole persone, e sulla genetica dell’individuo, supportando ciascuno nell’individuazione del cibo giusto, e della dieta giusta per lui».
Un cambiamento di strategia comunicativa e le necessarie raccomandazioni ad un orientamento corretto in tema di nutrizione, quindi, quello indicato dal convegno di Diabetes UK, che dal 1982 ad oggi ha aggiornato tre volte – l’ultima nel 2011 – le linee-guida in tema di nutrizione. Nel corso del convegno è stato fatto il punto sullo stato della ricerca in tema di diabeti (secondo il professor Andrew Hattersley della Exeter University ne esisterebbero forse 72 tipi, ndr) ed è stato fornito un quadro epidemiologico circostanziato della diffusione del diabete nella sola Inghilterra: quello di tipo 2 riguarderebbe più di 3 milioni di pazienti, con un costo sociale rilevantissimo. L’impegno a contrastarne la diffusione deve essere quello di tutti, a cominciare dal cibo che portiamo a tavola.
26 marzo 2018