Allo studio in Sardegna la sostenibilità dei pascoli mediterranei

Pascolo sardo nella primavera inoltrata – foto Pixabay©

Si sono tenute a Sassari, giovedì e venerdì scorsi – presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi e in territori ad uso pascolivo del comune di Santu Lussurgiu – due intense giornate di lavoro del progetto “Life Regenerate”, che hanno visto protagonisti i ricercatori dell’Università dell’Estremadura, l’Nrc (Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione), dell’Università degli Studi di Sassari e del CNR-Ispaam (Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo) di Sassari.

Il progetto – la cui denominazione completa è “Life-Regenerate – Valorizzazione di sistemi agrosilvopastorali multifunzionali mediterranei attraverso pratiche di gestione dinamiche ed economicamente sostenibili” – è finanziato dall’Unione Europea e si prefigge l’intento di sostenere le piccole e medie imprese agro-silvo-pastorali ricadenti nel bacino del Mediterraneo attraverso l’adozione e la promozione di strategie di gestione innovative.

Uno studio ambizioso
Lo studio italo-spagnolo si prefigge di favorire la rigenerazione della componente forestale nei pascoli arborati e la qualità del suolo, di applicare pratiche di pascolamento turnato e multi-specie con animali adatti alle condizioni ambientali e di mercato, di garantire autosufficienza nella produzione di foraggio, di aumentare il riutilizzo delle biomasse di scarto prodotte nell’azienda e di promuovere la biodiversità.

I sistemi agro-silvo-pastorali, dominati dai pascoli arborati, sono estremamente diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo e sono classificati dalla Direttiva europea 92/43/EEC come sistemi di interesse comunitario da tutelare. Forniscono molteplici servizi ecosistemici, come la conservazione della biodiversità, il sequestro di carbonio e l’apporto di alimenti per gli animali, difficili da remunerare ma da cui la società trae beneficio.

Modelli produttivi da riorganizzare
La sopravvivenza e la sostenibilità di questi preziosi agro-ecosistemi è minacciata, però, da molti fattori antropici e ambientali. È urgente, quindi, individuare nuovi modelli produttivi, che siano più sostenibili da un punto di vista sia ambientale che economico. Tra le minacce, infatti, l’abbandono di questi sistemi per insostenibilità economica è la più grave.

Il progetto si propone l’obiettivo di verificare nuove modalità gestionali in grado di ridurre i costi e aumentare la produttività, migliorando al contempo la fertilità dei suoli e la biodiversità.

Il meeting ha offerto ai presenti l’occasione per discutere dello stato di avanzamento delle azioni preparatorie del progetto, avviato nell’ottobre scorso con l’analisi degli studi condotti nei due siti dimostrativi: il primo ubicato nell’azienda sperimentale “Muñovela”, nella provincia di Salamanca, il secondo, unico in Italia, condotto nell’azienda “Elighes Uttiosos” di Santu Lussurgiu.

Oltre ai ricercatori dell’Nrd, che ha ospitato i lavori, e del Cnr, hanno partecipato all’evento i ricercatori spagnoli dell’Università dell’Estremadura, capofila del progetto, quelli dell’Inrasa-Csic di Salamanca, di Id-Forest di Valencia, i rappresentanti della “Fundación Naturaleza y Hombre” e della joint-venture “Volterra Ecosystems” di Barcellona.

16 aprile 2018