Il latte vaccino fresco fa bene, ed è bene che sin da piccoli – e soprattutto da piccoli, sino almeno all’adolescenza – sia presente tra gli alimenti quotidiani. E siccome la colazione non è più una consuetudine delle famiglie, a sopperire a questa lacuna giunge la scuola, sostenuta da un progetto comunitario europeo – denominato “Il Latte nelle Scuole” – che quest’anno è stato rimodellato rispetto al passato, offrendo maggiori opportunità educative, veri e propri laboratori didattici, visite alle aziende e incontri con i nutrizionisti.
Nel presentare il programma, avviato in Italia lunedì scorso, il commissario Ue all’agricoltura e sviluppo rurale. Phil Hogan, aveva evidenziato che «gli agricoltori europei ci forniscono alimenti di alta qualità, sicuri e sani e, grazie al programma destinato alle scuole, i nostri cittadini più giovani ne traggono vantaggi in termini di salute, imparando inoltre fin da piccoli l’origine degli alimenti e l’importanza del gusto e dell’alimentazione».
«La Commissione europea», aveva proseguito Hogan, «è orgogliosa di contribuire a questo percorso educativo: 250 milioni di euro della Pac garantiranno il proseguimento del programma dell’Ue destinato alle scuole nell’anno scolastico 2018-2019». Da alcuni anni a questa parte, ogni anno scolastico vede infatti l’assegnazione di 150 milioni di euro per gli ortofrutticoli e 100 milioni di euro per latte e prodotti lattiero-caseari. La ripartizione tra i vari Stati ha visto destinare all’Italia rispettivamente 20.857.865 e 8.924.496 di euro.
Nel suo complesso, il piano prevede che i singoli Stati facciano ciascuno le proprie scelte merceologiche, anche in base a considerazioni di ordine ambientale e sanitario, alla stagionalità dei prodotti, alla loro varietà e disponibilità di mercato. Ogni Stato membro può promuovere acquisti locali o regionali, privilegiando, dove possibile, i prodotti biologici, le filiere corte, i benefici ambientali, i regimi di qualità dei singoli prodotti agricoli.
In Italia, il Ministero dell’agricoltura ha recepito le indicazioni comunitarie garantendo alle produzioni con materia prima locale titoli di priorità nell’assegnazione dei bandi rispetto alle produzioni nazionali. È così che finalmente anche i latti territoriali hanno potuto spuntarla, in termini di visibilità, di opportunità e di fatturato, rispetto ai soliti noti che in passato si accaparravano l’intera posta in gioco.
23 aprile 2018
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