Il latte materno, si sa, è alimento fondamentale per i bambini nei primi mesi di vita. Per i nati pretermine, che nel nostro Paese sono in aumento (oltre 46mila, pari al 10% dei nascituri), la moderna pediatria prescrive l’uso di fortificatori del latte umano, per cercare di garantire ai piccoli pazienti le necessarie sostanze nutritive (proteine, calcio, fosforo, carboidrati, vitamine e oligominerali), in misura adeguata alle loro necessità. La supplementazione del latte umano si rivela fondamentale per l’incremento ponderale e per l’accrescimento della scatola cranica, ma ha palesato diverse criticità quando il fortificatore è di origine vaccina(1).
Per ovviare a queste problematiche, il reparto di Terapia Intensiva neonatale dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, in collaborazione con il locale Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Cnr e grazie alla fornitura di latte di asina di due aziende piemontesi (Asilait e Gro Azou) e di una emiliana (Monebaducco) ha ultimato uno studio intitolato “A Novel Donkey Milk-Derived Human Milk Fortifier in Feeding Preterm Infants” (“Un fortificatore del latte umano derivato dal latte dell’asino nell’alimentazione dei neonati pretermine”).
La ricerca, supportata dalla Compagnia di San Paolo di Torino – e pubblicata nei giorni scorsi dalla rivista medica Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition – è stata condotta su 156 casi gravi di nascita pretermine e ha dimostrato una rilevante efficacia del latte asinino, registrando una riduzione di oltre il 50% delle sospensioni della terapia dovuti ad intolleranza alimentare.
Il buon esito dello studio ha portato alla registrazione del prodotto – a cui è stato attribuito il nome commerciale “Fortilat” – che prossimamente, si spera, dovrebbe essere introdotto regolarmente nel circuito dei centri clinici e ospedalieri specializzati.
3 dicembre 2018
(1) Un motivo di preoccupazione legato all’utilizzo dei fortificatori di origine vaccina è legato all’osmolalità (misura di concentrazione di una soluzione, pari al numero di osmoli di soluto per chilogrammo di solvente) raggiunta dal prodotto finale dopo la supplementazione. In particolare è stata riscontrata una possibile associazione tra preparati iperosmolari e l’insorgenza di enterocolite necrotizzante.
Sulle nascite pretermine, proponiamo una lettura interessante tratta dal sito web “Il e il mio bambino”