Alcuni tra i maggiori ricercatori mondiali impegnati nello studio dei tumori hanno scoperto che bere assiduamente del tè molto caldo (700 ml al giorno a ≥60°C) è un fattore di rischio rilevante. E il rischio è quello di contrarre un cancro dell’esofago (il tratto del tubo digerente che porta il cibo dalla gola allo stomaco) con un’incidenza del 90% più elevata rispetto a chi beva gli stessi liquidi a temperature più basse.
Lo studio, firmato dal Dr. Farhad Islami dell’Acs (American Cancer Society) e da altri ricercatori, è stato pubblicato mercoledì scorso 20 marzo dall’International Journal of Cancer e ha riguardato le abitudini di oltre 50mila consumatori del nord-est iraniano compresi tra i 40 e i 75 anni; lo stato di salute di queste persone è stato monitorato per una media di oltre dieci anni.
«Molte persone», ha sottolineato il Dr. Islami, «amano bere il tè, il caffè o altre bevande molto calde. Secondo la nostra ricerca, bere un tè molto caldo può aumentare il rischio di cancro all’esofago (Escc o carcinoma a cellule squamose esofagee), ed è quindi consigliabile attendere che le bevande calde si raffreddino prima di berle».
Va sottolineato anche che nel 2016, la Iarc (International Agency for Research on Cancer; agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), emanazione della dell’Omc (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha classificato come “altamente cancerogena” l’abitudine di bere bevande sopra i 65°C.
“Una semplice accortezza, quella di far raffreddare il tè prima di berlo”, spiegano i ricercatori, “può definitivamente scongiurare il rischio di cancro”. In alternativa l’uso – molto anglosassone – di “aggiungere latte freddo può evitare un rilevante incremento di rischio nell’insorgenza di questo tumore”, spesso molto aggressivo, con una diagnosi in genere tardiva e un alto tasso di mortalità. “La soluzione sta”, secondo gli studiosi, nella pazienza di attendere che la bevanda si raffreddi, o “in 10 ml. di latte in ogni tazza di tè”.
La lettura dei dati statistici aiuta a capire l’incidenza delle alte temperature nell’assunzione di queste bevande: se si è abituali consumatori di tè o caffè sopra i 60°C l’incremento del rischio sale dall’1,82% (incidenza statistica media) al 3,75%.
Sulle temperature di servizio si sono espresse anche la Rsc (Royal Society of Chemistry), che suggerisce di bere il tè a 60-65°C, mentre la Northumbria University di Newcastle ci va più cauta, raccomandando di non superare i 60°C, raggiungibili semplicemente attendendo sei minuti prima di accostare la bocca alla tazza. Per il caffè, la stessa università consiglia di rimanere tra i 40°C e i 60°C, ma si astiene dal suggerire l’aggiunta di latte. Forse perché anche in Inghilterra hanno capito che un cappuccino è un cappuccino. E un caffè, un caffè.
25 marzo 2019