Meno idrocarburi in mare grazie ai sistemi filtranti di lana ovina

Mare inquinato da idrocarburi – foto: US Navy Photo by Mass Communication Specialist First Class Michael B. Watkins© – Creative Commons License©

Tra i problemi che attanagliano le attività di pesca nel Mediterraneo, uno dei più rilevanti deriva dalla presenza di idrocarburi, sversati nelle acque dalle navi in transito. A offrire una prospettiva di recupero di una condizione ambientale migliore ai pescatori che operano nei mari delle isole Egadi è giunto il Gac-Flag (Gruppo di Azione Costiera – Fisheries Local Action Groups) “Isole di Sicilia e Favignana” che a fine maggio ha consegnato degli innovativi dispositivi antinquinamento realizzati in lana di pecora.

Si tratta di efficacissimi assorbitori e di mini-depuratori in grado di trattenere e degradare in modo naturale gli idrocarburi petrolchimici presenti in mare: un prezioso aiuto per contenere i danni dell’inquinamento marittimo, significativo soprattutto in prossimità dei porti, di qualsiasi dimensione essi siano, che risultano utili anche nei tratti d’acqua prospicienti gli stabilimenti balneari, nelle zone costiere in genere e in tutte le aree di pesca.

Da alcune recenti indagini è stato appurato che gli sversamenti a mare di idrocarburi causano il 25% dell’inquinamento marittimo totale. Si tratta di un problema ambientale di cui i media parlano poco, coscienti forse che una sensibilizzazione sulla materia arrecherebbe danni economici al comparto.

Per comprendere l’entità del fenomeno basti pensare che esso risulta ben tre volte superiore all’inquinamento prodotto da incidenti di navi, dalla presenza di petroliere e piattaforme di estrazione di greggio. Una nuova e preziosa applicazione che si aggiunge alle molte già conosciute (pannelli isolanti, fonoassorbenti, ignifughi, antistatici; abiti, accessori moda e arredamento) e che ci si augura possa spingere sempre più la lana di pecora al di fuori dalla dimensione di rifiuto speciale quale oggi essa è considerata. Possibilmente per tornare ad essere una voce di reddito per i pastori, come accadeva non più di cinquant’anni fa.

3 giugno 2019