
C’è chi la chiama “polmonite atipica”, chi semplicemente “febbre Q”; in sostanza è una zoonosi, causata da un parassita delle capre, la Coxiella Burnetii, che nei giorni scorsi è stato isolato in una decina di pazienti ricoverati negli ospedali della Valle Maggia, nel Canton Ticino, al confine con l’Ossola, in Piemonte.
Il focolaio dell’infezione sarebbe stato individuato per ora in cinque allevamenti di capre, molto vicini tra loro, nella zona di Avegno-Gordevio, a 7 chilometri da Locarno e a 18 dal valico italiano di confine di Ponte Ribellasca, in Val Vigezzo. La preoccupazione che sta accompagando la notizia è legata alla facilità con cui il batterio si propaga dall’animale all’uomo.

La malattia, trasmessa attraverso l’inalazione dei batteri, può anche avvenire tra animale e animale, e può interessare altre specie; per questo nelle vallate suddette il timore per la diffusione dell’infezione è forte, data la contiguità dei pascoli, visto che la stagione d’alpeggio è già iniziata per molti, e che per altri partirà a giorni.
Per ridurre al minimo i rischi di infezione, l’ufficio del veterinario cantonale elvetico ha già preso i primi provvedimenti, ordinando la vaccinazione di tutti gli animali delle aziende interessate, il divieto di movimentazione da e per queste aziende, il divieto di trasferimento estivo in alpeggio, la disinfezione delle stalle e delle atrezzature.
Sono state prese anche misure che riguardano il cibo, come l’obbligo di pastorizzazione e il divieto di vendita di formaggio a base di latte crudo, per evitare la trasmissione attraverso prodotti caseari, considerata comunque improbabile.
«Se non in casi rarissimi», ha spiegato il medico cantonale Giorgio Merlani, «la malattia non si trasmette da persona a persona». Dal canto suo un altro veterinario, Luca Bacciarini, ha cercato di tranquillizzare: «La Coxiella burnetii», ha spiegato ai microfoni della Radio della Svizzera italiana, «è un batterio comunemente presente nella popolazione non solo caprina, ma anche in quelle ovina e bovina, oltre che in animali selvatici. Nelle bestie puo’ causare infertilità, aborti o parti difficili. Per questo, comunque, in generale le persone pià facilmente contagiate sono gli allevatori stessi e i veterinari. La probabile concausa di questa improvvisa diffusione fra gli esseri umani va ricercata nella primavera secca e ventosa, ambiente in un cui la Coxiella sopravvive molto bene».
Le autorità sanitarie svizzere hanno precisato che considerano il fenomeno “sotto controllo”. Si apprende inoltre che al momento non sarebbero segnalati casi in territorio italiano, anche se la soglia di attenzione nel Verbano Cusio Ossola resta alta.
10 giugno 2019