Alimentazione del vitello: nuova vita per i latti di scarto se si usa l’ozono

foto Max Pixel©

Nelle stalle di bovine da latte, grandi e piccole che siano, l’alimentazione dei vitelli è quasi sempre una “pagina a sé” per l’allevatore, piccolo o grande che sia. Le soluzioni adottate sono diverse, dal latte in polvere per uso zootecnico (la più diffusa) alle vacche nutrici, a soluzioni miste, in cui a volte una parte del latte (non il migliore) normalmente destinato al commercio viene utilizzato anch’esso per nutrire i giovani bovini.

Una delle pratiche più errate è quella che vede l’utilizzo di latti di scarto, non idonei per la commercializzazione a causa di problematiche sanitarie o per terapie (blande) a cui qualche capo è sottoposto, o perché contenente colostro. Questi latti, anche se introdotti in misura minima, rappresentano un rischio per gli animali di cui l’allevatore non sempre tiene conto nella debita misura.

Per ovviare a ciò, le stalle più grandi e organizzate pastorizzano il latte per eliminare i microrganismi: un trattamento che – sebbene efficace – presenta svantaggi sia per il costo elevato sia per il depauperamento dei nutrienti che il trattamento termico arreca al prodotto.

Ad andare incontro agli allevatori arriva ora, dall’Argentina, una possibile soluzione, sperimentata con successo dai ricercatori dell’Instituto de Patobiología Veterinaria Inta (Instituto National de Tecnologia Agropecuaria) di Buenos Aires: un trattamento a base di ozono, che sembrerebbe risolvere il problema in maniera radicale, potendo bonificare una buona parte dei latti che l’allevatore declassa ad uso dei propri vitelli.

Ad entrare nel dettaglio della questione, sul sito web del proprio istituto sono i giovani ricercatori Winston Morris, Daniel Vilte, Sergio Garbaccio e Mariana Dunleavy, che illustrano così il risultato dello studio condotto: «L’ozono è una molecola altamente instabile, che si decompone in radicali liberi. Ozonizzando latte e colostro, i radicali liberi danneggiano membrane e DNA dei microrganismi, neutralizzandoli».

«Contrariamente ai trattamenti termici come la pastorizzazione», spiegano gli studiosi dell’Inta, «il trattamento di ozonizzazione non danneggia gli anticorpi. Questo trattamento, ad esempio, viene spesso utilizzato nel processo di purificazione dell’acqua».

La soluzione è stata presentata come “ideale per i piccoli allevamenti” – perché semplice da attuare e poco costosa – ma anche i grandi allevamenti dovrebbero trarne vantaggio, abbattendo i costi di sanificazione e riducendo i volumi di latti da smaltire in quanto inidonei.

4 novembre 2019

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