Quella che vedete in questa pagina potrebbe essere la più antica foto esistente in cui un animale vivente sia stato ritratto. A ipotizzarlo è il sito web “Il Fotografo”, che precisa come questo potrebbe essere uno dei “molti primati ben noti nella storia della fotografia”, aggiungendo che al momento di sicuro la questione non sarebbe stata ancora del tutto chiarita.
La paternità della scoperta, se di scoperta si può parlare, sarebbe della Hans P. Kraus Jr. Fine Photographs di New York, che dal 17 settembre scorso al 15 novembre prossimo ha organizzato “By Hoof, Paw, Wing o Fin: Creatures in Photographs” (letteralmente “Di zoccolo, zampa, ala o pinna: Creature nelle Fotografie”), una mostra che “esplora alcuni dei modi in cui gli animali sono stati rappresentati nel corso della storia della fotografia e delle tecniche (dagherrotipia, eliografia, calotipia, etc.) che hanno preceduto questa.
A pochi giorni dall’apertura della mostra – si legge nel sito – la galleria ha ricevuto inaspettatamente la copia di un dagherrotipo del fotografo francese Joseph-Philibert Girault de Prangey (nato a Langres, nell’Alta Marna nel 1804; morto a Le Val-d’Esnoms, Alta mArna, nel 1892), noto per aver catturato le prime immagini in Paesi del Mediterraneo come l’Italia e la Grecia, e nel Vicino Oriente (Palestina, Egitto, Siria e Turchia).
La foto, intitolata “Roma, Forum, Boeufs” (“Roma, Foro, Buoi”) mostra una vacca coricata, verosimilmente intenta a ruminare, nel contesto – sembrerebbe – di un mercato, nella capitale. Grazie alla minuziosa opera di documentazione dello studioso Stephen C. Pinson, narrata nel suo libro “Monumental Journey: The Daguerreotypes di Girault de Prangey”, è comprovato che il fotografo francese visse a Roma e viaggiò nel Mediterraneo dall’aprile al luglio del 1842.
E visto che quella sarebbe stata l’unica volta in cui il fotografo francese visitò Roma, la foto è stata catalogata in quel preciso ambito temporale, a cavallo tra la primavera e l’estate del 1842, per intenderci, l’anno in cui il Manzoni terminò “I Promessi Sposi”, vale a dire cinque anni dopo l’annuncio della rivoluzionaria invenzione (Daguerre/Arago) della dagherrotipia.
A tale proposito, il sito web Il Fotografo afferma che intercorsero tre anni tra l’annuncio dell’invenzione e lo scatto che ritrae quella vacca, ma molto più probabilmente furono cinque. Un periodo ritenuto breve (ma in Europa gli studi in grado di realizzare dagherrotipi si diffusero rapidamente, ndr) per pensare che qualcuno si dilettasse nel ritrarre animali, vivi o morti che fossero. È per questo che – fino a prova contraria – l’immagine di quella vacca andrebbe verosimilmente ritenuta come la prima di un’animale vivo mai ritratto. Una deduzione che attenderebbe conferma, o forse meglio una smentita, semmai venisse reperita una foto – o meglio un dagherrotipo – provatamente scattato prima della primavera del 1842.
11 novembre 2019