
Un richiamo di prodotto alimentare – il Taleggio a latte crudo “incarto verde”, prodotto da Casa Arrigoni e stagionato da Luigi Guffanti 1876 – è stato pubblicato dalle autorità sanitarie italiane e canadesi nei giorni scorsi, a seguito di un iter di allerta avviato da un operatore olandese che – a quanto ricostruito dalla nostra redazione – avrebbe travisato le procedure previste dall’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare.
Ma andiamo con ordine, per capire come e perché la vicenda sfocerà, verosimilmente, in una controversia legale tra la Luigi Guffanti 1976 (parte lesa) e il suddetto operatore olandese, in un caso che potrebbe portare alla scrittura di un’interessante pagina di letteratura giuridica agroalimentare.
Apparentemente una vicenda come tante
Per l’Italia l’annuncio è apparso sul sito del Ministero della Salute (clicca qui per leggerlo), nella sezione dedicata agli Osa (Operatori del Settore Alimentare) a seguito – così si legge– dell’accertata “presenza di una probabile contaminazione microbiologica del prodotto”. In particolare si parla di forme da 2kg circa, che vengono vendute tramite porzionatura, quindi senza possibilità di riscontro del lotto da parte del consumatore finale.

Di fatto, tutti gli esercenti che abbiano acquistato forme appartenenti al lotto n.134/20, con date di scadenza 21.02.2020, 14.03.2020, 21.03.2020, 22.03.2020, 29.03.2020, 03.04.2020, 04.04.2020, 05.04.2020, 06.04.2020, 07.04.2020, 10.04.2020, 12.04.2020, 13.04.2020, 15.04.2020 e 18.04.2020, debbono immediatamente sospenderne la vendita e contattare il fornitore per il reso. Ad ogni modo, come per tutti i richiami, il produttore – o per meglio dire lo stagionatore, in questo caso – sta provvedendo a ritirare i formaggi che sono ancora in circolazione.
Cos’è l’escherichia coli. Quali i rischi per la salute
Il rischio microbiologico di quest’allerta riguarda la possibile presenza di escherichia coli, un batterio gram-negativo comunemente presente nella flora intestinale dell’uomo e di molti animali. Nonostante la gran parte dei ceppi di e. coli siano innocui, ne esistono alcuni rischiosi per la salute umana, che possono causare disturbi – come i crampi addominali, il vomito, la diarrea con sangue – di varia entità.
L’infezione da e. coli si trasmette all’uomo tramite il consumo di alimenti (carni, formaggi, frutta e verdure) e acque contaminati da materiale fecale proveniente da animali portatori. Può essere particolarmente critica per anziani, bambini, donne incinte e per soggetti immunodepressi.

L’azienda: «È negativo l’esito delle nostre controanalisi»
Al diffondersi della notizia, pubblicata – oltre che dal sito web del Ministero della Salute – anche da decine di testate online, italiane e straniere, l’azienda ha precisato, attraverso il proprio responsabile comunicazione, Davide Fiori, che «l’allerta è stata effettuata da un cliente olandese, non rispettando le procedure previste dalla legge comunitaria».
«I parametri rilevati», prosegue Fiori, «sono inesatti e non sono state effettuate controanalisi prima di richiedere l’eventuale ritiro del prodotto da parte dello stesso cliente presso le autorità olandesi. Il laboratorio che ha effettuato le analisi in Olanda non è un laboratorio accreditato, a differenza di quello a cui abbiamo affidato le controanalisi del medesimo lotto e che, per sintetizzare gli esiti (qui in calce i documenti forniti dall’azienda, ndr), denotano la presenza di Stec non vitali, cioè morti, non attivi, e dunque non patogeni».
«Abbiamo già iniziato il processo di richiamo del recall», ha concluso Fiori, «che deve essere trasmesso dal cliente al proprio ufficiale sanitario, il quale dovrà passare la informazione al Ministero, il quale a sua volta va trasmesso al Ministero della Salute in Italia».
Precisazioni tese a tranquillizzare i mercati, che volentieri pubblichiamo, in attesa che il Ministero della Salute decida di rimuovere l’avviso dal proprio sito web.
Luigi Guffanti 1876 da (apparente) responsabile a parte lesa
Nell’aggiornare questo articolo (19.03.20) scopriamo che la Luigi Guffanti 1876 avrebbe deciso di intraprendere le vie legali nei confronti dell’azienda olandese sua cliente (rea di non aver rispettato le procedure comunitarie relative alle allerta alimentari, ndr) per danni d’immagine. Ne nascerà una controversia che sarà interessante seguire tanto per chi si occupa di legislazione agroalimentare quanto per molte aziende del settore, che si trovano ad affrontare situazioni di criticità mai semplici, in cui non è detto che le responsabilità siano sempre da addossare al produttore o, come in questo caso, allo stagionatore.
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pubblicato il 16 marzo 2020 / (aggiornato il 19 marzo alle 11:30)