Greenpeace: “Stop ai sussidi per gli intensivisti. L’Ue sostenga i piccoli allevatori”

foto Pixabay©

“Per ridurre il rischio di future pandemie, l’Unione Europea e i governi nazionali devono bloccare il sostegno all’allevamento intensivo nei pacchetti di salvataggio o con altri sussidi pubblici, salvando invece l’agricoltura su piccola scala. A livello nazionale ed europeo i lobbisti del settore agricolo hanno già chiesto sostegno per il settore delle carni e dei latticini”. Suona così l’appello divulgato nei giorni scorsi dall’associazione ambientalista Greenpeace.

“L’allevamento intensivo”, prosegue la nota di Greenpeace, “ha un ruolo ben noto sia per l’emersione che per la diffusione di infezioni virali simili alla Covid-19. Si stima che il 73% di tutte le malattie infettive emergenti provenga da animali e che gli animali allevati trasmettano agli esseri umani un grande numero di virus, come i coronavirus e i virus dell’influenza”. [continua dopo la pubblicità]

 

“È probabile”, insiste l’associazione ambientalista, “che gli allevamenti intensivi – e in particolare quelli di pollame e di suini – nei quali gli animali sono tenuti a stretto contatto e in numero molto elevato, oltre che movimentati su grandi distanze, possano far aumentare la trasmissione di malattie”.

“Migliorare la salute dell’uomo e degli animali, insieme a quella delle piante e dell’ambiente, è l’unico modo per mantenere e preservare la sostenibilità del Pianeta”. A dichiararlo è stata la direttrice della One Health Center of Excellence della Florida University, Ilaria Capua, sottolineando che la salute umana è indissolubilmente legata alla salute degli animali e della natura – prosegue Greenpeace – Avremo un Pianeta e una vita sani solo se cambieremo drasticamente il modo in cui trattiamo gli altri esseri viventi, compresi gli animali che vivono negli allevamenti intensivi”.

Ma non solo, già che merita di essere considerato che, sottolinea la nota di Greenpeace, “l’allevamento degli animali è il principale motore della distruzione globale delle foreste e i ricercatori stimano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti siano legate al cambiamento nell’uso del suolo – tra queste HIV, Ebola e Zika – collegate all’invasione umana nelle foreste pluviali tropicali”. [continua dopo la pubblicità]

 

Su questi temi è intervenuta anche la responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace Italia, Federica Ferrario, che ha ribadito come «l’allevamento intensivo e la distruzione delle foreste – legata alla necessità di produrre mangimi – sino ingredienti perfetti per future pandemie».

«Se continuiamo a spingere gli animali selvatici a contatto con le persone», ha aggiunto Ferrario, «e a concentrare gli animali in allevamenti sempre più grandi, la Covid-19 non sarà purtroppo l’ultima emergenza che dovremo subire. L’Ue e i governi nazionali devono salvare gli agricoltori su piccola scala colpiti da questa crisi e smettere di sostenere il sistema degli allevamenti intensivi che mettono a rischio la salute pubblica».

Il settore zootecnico europeo, nell’ambito dell’attuale Pac (Politica Agricola Comune) riceve già dall’Ue – direttamente e indirettamente – attraverso la produzione di mangimi, tra i 28 e i 32 miliardi di euro all’anno in sussidi pubblici, vale a dire il 18-20% del bilancio totale dell’Ue. La stragrande maggioranza di questi pagamenti sostengono le aziende intensive più grandi, che forniscono oltre il 72% dei prodotti di origine animale nell’Ue, mentre le aziende più piccole continuano a scomparire. [continua dopo la pubblicità]

 

Quasi tre milioni di allevamenti hanno chiuso tra il 2005 e il 2013, vale a dire all’incirca un terzo degli allevamenti dell’Ue. Tra il 2004 e il 2016 la sola Italia ha assistito alla chiusura di oltre 320 mila aziende, con un calo del numero di produttori pari al 38%.

Greenpeace chiede così all’Ue e ai governi nazionali “di garantire una transizione giusta ed equa, fornendo aiuti finanziari agli agricoltori che, adottando pratiche ecologiche e lavorando a livello locale assicurano una produzione alimentare su piccola scala, sana e resiliente. Questo è dovuto anche ai lavoratori agricoli che diversamente sono condannati a perdere i propri mezzi di sussistenza”.

27 aprile 2020

Per permettere ai cittadini di sostenere questa iniziativa, Greenpeace ha lanciato una petizione (“Il pianeta nel piatto”) contro il finanziamento pubblico agli allevamenti intensivi. Firmala subito se sei d’accordo!