Si è tenuta venerdì scorso 25 settembre, presso l’azienda agricola Marceddu & C. di Castel Giorgio, nel ternano, la prima dimostrazione del dispositivo di allertamento “AllEstEqual”, per la protezione dalle predazioni di animali da reddito al pascolo brado. L’iniziativa fa parte dell’omonimo progetto dell’Università della Tuscia e coinvolge altre due aziende agricole della stessa provincia: la Balestro Marco di San Venanzo e la Mariani Ivo & Bruno di Sigillo, in cui i test verranno avviati prossimamente.
In sostanza e per quanto può interessare allevatori e pastori in situazioni analoghe, se il sistema messo a punto dai ricercatori darà risultati apprezzabili in termini di riduzione delle perdite (non solo dei capi sbranati o feriti ma anche dell’incidenza sulla produttività lattea delle bestie) l’apparato potrebbe essere messo in produzione e venduto con le necessarie informazioni, indispensabili per farlo rendere al meglio.
Si badi bene, nell’operazione in corso non c’è nulla di miracoloso, nulla che dia certezza dell’azzeramento dei danni, né nulla che piova dal cielo. Di sicuro AllEstEqual garantirà un vantaggio rispetto ad oggi, a patto che il pastore – o chi per lui – sia in grado di intervenire in tempi ragionevolmente brevi sulla scena dell’imminente o della possibile incursione dei selvatici, già che l’apparato messo a punto non indica la presenza dei predatori con chissà quale anticipo, ma avvisa – tramite un apparato radio ricevente, il rilevamento di rumori ambientali (un incremento dei belati intensi e del tintinnio dei campanelli) naturalmente prodotti quando il gregge percepisce il pericolo.
Il progetto, finanziato dalla Misura 16.2.2. del PSR Umbria 2014/2020 e messo a punto dal Dafne – Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università della Tuscia, darà vita ad un dispositivo che i ricercatori definiscono “wolf friendly”: «Attraverso un sensore», spiega il ricercatore Riccardo Primi, «AllEstEqual è in grado di rilevare le anomalie del suono che indicano un possibile attacco dei predatori. Rilevando belati e uno scampanellio più alto rispetto al solito, il dispositivo invia immediatamente un messaggio d’allarme sul cellulare dell’allevatore».
In questo modo, chi riceve l’allarme deve solo recarsi celermente in loco, accertando l’accaduto e agendo di conseguenza (per esempio con l’accensione di luci e/o avviando una/delle sirena/e), al fine di evitare o contenere i danni causati dall’attacco. Proprio in questo senso i responsabili del progetto stanno già operando: per automatizzare una serie di azioni deterrenti, in caso di rilevato pericolo per gli animali.
Le altre finalità del progetto
Ma c’è dell’altro, visto che il progetto AllEstEqual ha altre due finalità di tutto rilievo:
1. Sviluppare un sistema per la certificazione nutraceutica dei prodotti ottenuti con l’allevamento estensivo;
2. Elaborare una marketing label che sia garanzia di tutela ambientale per il consumatore che decide di acquistare carne e latte prodotti in quel contesto.
Per fa sì che il valore delle proprie attività in questo campo possa essere compreso, il gruppo di lavoro – coordinato dal Prof. Bruno Ronchi – ha condotto diversi test nell’arco di due anni, con il fine di valutare il valore salutistico di quanto prodotto tra le alte colline e la montagna. «Abbiamo campionato i foraggi», ha spiegato Primi, «con cui si nutrono gli animali: gli acidi grassi presenti nell’erba si ritrovano nella carne, nel latte e, quindi, anche nei formaggi».
«Questi prodotti», prosegue il ricercatore, «fanno bene alla nostra salute perché il loro profilo nutrizionale è molto ben bilanciato, tra acidi grassi saturi e insaturi, e poi perché rispetto ai prodotti degli allevamenti intensivi sono ricchi di antiossidanti. Entrano inoltre in gioco nella riduzione dell’obesità, tengono a bada il colesterolo e le malattie metaboliche».
Non è un caso se queste tre finalità sono coniugate in uno stesso progetto: se aiutiamo la gente a capire quanto sono preziosi – anche per noi, oltre che per l’ambiente – le greggi e le mandrie al pascolo, solo allora riusciremo a comprendere che quegli animali e i loro allevatori debbono essere sostenuti nel loro fare. Solo se riusciremo a garantire loro il giusto reddito per la loro permanenza in quei territori e per il pascolamento potremo garantirci un’alimentazione salubre e una produzione ecosostenibile.
28 settembre 2020