Gli italiani consumano sempre più i derivati del latte senza lattosio. Lo comunicano l’Osservatorio Immagino Nielsen Gs1 Italy e il Nomisma, attraverso un’indagine condotta da Italiani.coop: il primo che certifica un +1,9% delle vendite nel 2019 rispetto all’anno prima; il secondo che prevede un ulteriore incremento – del 13% – alla fine dell’esercizio 2020.
Il fenomeno dei delattosati ha varie sfaccettature, non tutte limpide: in piccola parte i consumi sono legati a raccomandazioni mediche, per soggetti che il più delle volte sono realmente intolleranti al lattosio. Nella gran parte dei casi rimanenti invece le motivazioni sono in genere due: l’autoprescrizione del prodotto, in ragione di una presunta intolleranza (spesso si tratta di soggetti che non digeriscono latti industriali e loro derivati, di qualità sempre peggiore, ndr) ovvero una presunta maggior digeribilità del prodotto, semplicemente basata su “credenze metropolitane” o sull’operato di qualche “social media influencer”.
Il lattosio è uno zucchero presente nel latte, composto da glucosio e galattosio, che può essere facilmente scomposto e digerito grazie alla lattasi, un enzima presente fin da bambini nel nostro organismo. Tuttavia, con la crescita, soprattutto nei soggetti sottoposti a regimi dietetici poveri di latti e derivati, è possibile che l’enzima lattasi perda parte della sua efficacia nella sintesi del lattosio. Questo contribuisce in quei soggetti alla comparsa di problematiche di vario genere – non necessariamente intolleranze – che causano gonfiori, coliti, dermatiti, dolori addominali e altre reazioni infiammatorie, oltre all’emicrania.
I problemi per chi non è intollerante al lattosio
La diffusione di questi prodotti meriterebbe di essere maggiormente investigata e contrastata da parte della sanità pubblica, ad esempio con campagne di divulgazione ed educazione, in quanto il consumo di prodotti delattosati in soggetti non intolleranti al lattosio implica una regressione della funzionalità dell’enzima lattasi e, a lungo andare, può davvero ingenerare un’intolleranza al lattosio.
In altre parole nelle persone sane i prodotti senza lattosio non forniranno alcun beneficio all’organismo bensì avranno unicamente conseguenze negative, che si pagheranno nel corso degli anni. Addirittura, quando ciò accade in soggetti giovani – bambini e adolescenti – l’eliminazione del lattosio dalla dieta, se operata senza criteri medici, può influenzare la fissazione del calcio nelle ossa e un deficit nella crescita.
Concludendo, varrà sempre il principio secondo cui in caso di dubbi sul fatto che un alimento possa essere nocivo, è sempre opportuno richiedere un parere medico (allergologo, pediatra, etc.) ed effettuare una valutazione clinica, al fine di stabilire una diagnosi accurata, prima di decidere autonomamente se escludere o meno un alimento dalla dieta.
Per completare la trattazione e avere finalmente un’informazione adeguata sul tema, vi rimandiamo alla lettura di questo interessantissimo articolo – “Si fa presto a dire lattosio” – sul sito della Dr.ssa Arianna Rossoni, dietista. Buona lettura.
19 ottobre 2020