Tra le espressioni più antiche della cultura pastorale, destano sempre un notevole fascino le iscrizioni, le pitture e le scritte rupestri, che al di là delle suggestioni di comunità scomparse o profondamente trasformate nel tempo, rimandano a noi, proiettandole nel futuro, testimonianze certe sulla vita, le abitudini, la storia di centinaia e migliaia di anni fa.
Nei casi delle incisioni più antiche – di origine preistorica – esse sono risultate molto spesso utili, se non decisive, per scoprire o avere conferma delle specie allevate, delle dimensioni di greggi e mandrie, delle migrazioni, delle tecniche di allevamento e conduzione al pascolo, dei riti e della consuetudini legate alla domesticazione animale.
A differenza di quelle, scritte più recenti come quelle della Val di Fiemme (XIX secolo e inizio del XX), nei pressi degli abitati di Tesero, Panchià, Ziano e Predazzo, sul monte Cornón, portano in sé la testimonianza di particolari tecniche di decoro: come strumento pittorico venivano realizzati dei rudimentali pennelli, realizzati con ramoscelli sfibrati ad una estremità, come colore era utilizzata un’ocra rossa ricavata dalla polverizzazione di rocce di ematite reperite sul posto. Detta polvere minerale veniva miscelata al latte di capra, all’urina o alla saliva prima di essere utilizzata.
Alcuni mesi fa, le scritte della Val di Fiemme hanno colpito il graffitista spagnolo Jaume Gomes, che ha deciso di riprodurle realizzando una serie di opere murali, in diverse zone della Catalogna: un paio si trovano lungo il corso del fiume Besos, altre sul confine montuoso tra Spagna e Francia, all’interno di una zona dei Pirenei legata ancora ad attività pastorali.
Le scritte originarie, attentamente studiate dai ricercatori dell’Istituto Mach di San Michele all’Adige, si compongono di sigle – di solito le iniziali del nome e cognome dell’autore, seguite dalle lettere FL, abbreviazione di “Fece L’anno” – e dal millesimo della data, spesso con il mese e il giorno, e la conta in numeri romani del bestiame (pecore o capre) portato al pascolo.
Le scritte censite – oltre 47mila – sono racchiuse da cornici di varia foggia, talvolta accompagnate da simboli religiosi – cristogrammi e croci – o da motivi floreali. Qua e là ricorrono anche figure di animali, sia domestici che selvatici, scene di caccia, ritratti, autoritratti, messaggi di saluto e annotazioni varie. Quasi sempre il pastore disegnava il “segno di casa” (localmente detto “noda”), un vero e proprio marchio che permetteva di individuare la proprietà di ogni capo di bestiame e di ogni attrezzo di lavoro.
Tra le sue elaborazioni, Gomes riprende chiaramente i disegni che lasciavano i pastori, che spesso realizzavano dei veri e propri autoritratti: si trova sulle mura di un edificio abbandonato, probabilmente proprio una vecchia abitazione di pastori e sembra ispirarsi a una figura maschile intenta a fumare la pipa (l’originale fu realizzato sul Cornón nel 1842).
Dell’autore del disegno originario non si conoscono né nome né cognome, ma solo le iniziali – MS – sormontate da un simbolo, il segno di famiglia o di casa, che permetteva ai contemporanei di riconoscere nonostante la presenza del solo acronimo. Intenzionalmente l’autore racchiude il suo scritto all’interno di una cornice alla quale sovrappone una croce, simbolo del suo credo religioso e della ricerca di protezione per sé e il bestiame che portava al pascolo.
MS lasciò altre tre scritte sulla stessa parete, Mandrolina LXI, una di queste raffigurante la silhouette di una seconda figura umana (Rio Bianco LXI.55) e altre due scritte, mal conservate, riportanti anche il conteggio del bestiame pascolato: 136 pecore.
La consultazione del “database delle scritte” dove sono schedate le 47mila e più iscrizioni di pastori, raccolte in repertorio dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina con una serie di campagne di ricognizione tra il 2008 e il 2012, ha permesso di appurare che MS, autore del disegno, nel 1842 aveva 11 anni e che verosimilmente era solo all’inizio della sua attività di pastore sul monte Cornón: un graffitista d’antan i cui disegni sono stati datati dai ricercatori sino al 1857.
3 maggio 2021