Nuova ricerca dalla Spagna: “Costo ambientale ridotto con allevamenti estensivi e semi-estensivi”

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Sono ancora pochi gli studi scientifici che hanno indagato sulla qualità dei latti, in relazione sia con l’alimentazione animale (al pascolo, etc.) sia con l’impronta di carbonio e i suoi indicatori. A farlo, in un anno di incessante lavoro, sono stati alcuni ricercatori della Universidad de Salamanca e della Universidad de Léon, nel nord della Spagna, il cui lavoro (intitolato “Gli indicatori della qualità del latte e dell’impronta di carbonio degli allevamenti ovini da latte dipendono dal livello di pascolo e identificano i diversi sistemi di gestione”) è stato pubblicato dall’editore Mdpi (Multidisciplinary Digital Publishing Institute) lo scorso mese di maggio.

“Per un anno, attraverso accurate indagini”, spiegano gli autori della ricerca (Javier Plaza, Isabel Revilla, Jaime Nieto, Cristina Hidalgo, Mario Sánchez-García e Carlos Palacios),”sono stati raccolti mensilmente campioni di latte e sono state registrate le emissioni ambientali relative ai sistemi di gestione, questo in diciassette allevamenti di ovini nella regione di Castilla y León, al fine di mettere in relazione queste informazioni con l’uso di pascoli naturali”.

Gli indicatori sono stati costruiti sui dati raccolti e sottoposti a una procedura statistica multivariata (la si esegue per l’ottimizzazione di reti di monitoraggio) basata su un’analisi fattoriale, un’analisi dei cluster e un’analisi canonica della popolazione. Applicando tecniche statistiche multivariate sugli indicatori della qualità del latte e dell’impronta di carbonio, è stato possibile identificare il sistema di gestione degli allevamenti.

Da un punto di vista ambientale, gli allevamenti con un livello di pascolo più elevato (cluster 4, a. estensivo) sono  risultati più sostenibili, con la più bassa impronta di carbonio (minori emissioni di CO2, N2O e CO2 equivalente, per pecora e per anno) e i più bassi livelli di consumo energetico, che sono risultati inferiori a quelli delle aziende del cluster 3 (a. semi-estensivi) e molto inferiori a quelli degli allevamenti dei cluster 1 (semi-intensivi) e 2 (intensivi).

La qualità dei latti degli allevamenti appartenenti ai cluster 1 e 2 è risultata significativamente inferiore in termini di contenuto totale di proteine ​​e grassi, estratto secco, livelli di acidi grassi Omega-3 e contenuto di α-tocoferolo rispetto a quelli delle aziende agricole dei cluster 3 e 4, che avevano una maggiore accessibilità alle risorse di pascolo.

In sintesi, maggiore è l’uso delle risorse naturali, minori sono gli input esterni richiesti dalle aziende agricole e minore è l’impatto ambientale e il costo energetico che hanno.

Per maggiori informazioni, lo studio è accessibile nella sua versione integrale, cliccando qui ed è disponibile per la divulgazione con Creative Commons License.

7 giugno 2021