Tre dei principali gas serra – il metano (CH4), l’anidride carbonica (CO2) e il protossido di azoto (N2O) – vengono emessi in larga misura dalle attività zootecniche, contribuendo in maniera significativa alle emissioni totali di GhG (Greenhouse Gas).
In base all’Accordo di Parigi sul clima del 2015 – la storica intesa tra 195 Stati membri aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – la gran parte dei Governi mondiali si sono impegnati a ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra, con due principali obiettivi: dimezzarle entro il 2030 e azzerarle prima del 2050. Questo per evitare l’aggravamento dei cambiamenti climatici, limitando il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC.
Tra le principali fonti di inquinamento su cui mettere mano con urgenza e in maniera risoluta, figurano le attività agricole e in particolare quelle zootecniche intensive. Secondo l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’agricoltura produrrebbe all’incirca il 23% delle emissioni antropiche totali (70% circa delle quali da zootecnia), con un trend in forte crescita.
Le emissioni variano da specie a specie: i bovini sono i maggiori produttori di GhG, con il 62% delle emissioni zootecniche complessive, mentre ovicaprini, avicoli, suini e altre specie oscillerebbero tra il 7 e l’11% cadauno. Tra le principali emissioni imputabili al settore zootecnico figurano la fermentazione enterica, che produce gas metano, e la produzione di reflui zootecnici indistinti (feci e urine), da cui derivano metano e N2O.
Separare feci e urine nella stalla è possibile: basta volerlo
Come si può immaginare, il mondo scientifico è fortemente impegnato a trovare le soluzioni per ridurre, limitare e contrastare tali emissioni. Tra gli studi più recenti merita attenzione quello condotto dalla neozelandese Auckland University, in collaborazione con la tedesca Farm Animal Biology del Leibniz Institute, pubblicato lunedì scorso, 13 settembre, sulla rivista scientifica “Current Biology”.
La ricerca riferisce i positivi risultati dell’esperienza operata su sedici manze di razza Holstein. L’obiettivo dei ricercatori era semplicemente quello di “educare” i suddetti bovini ad orinare in un orinatoio. E questo perché una gran parte delle emissioni legate alla produzione di letame deriva dalla commistione di deiezioni solide e liquide.
Le attività sono state condotte in una fattoria del Leibniz Institute, a Dummerstorf, cittadina del Meclemburgo-Pomerania, land che si affaccia sul Mar Baltico. Lì i ricercatori, replicando l’addestramento che si può dare ad un bambino attorno ai due anni di età (insegnare cosa fare quando si percepisce lo stimolo di dover urinare o defecare) hanno messo a disposizione delle bovine una sorta di toilette, denominata “MooLoo”, in cui andare ad urinare.
Un premio, che consistente in una bevuta di acqua e melassa o in un bastoncino di orzo, attendeva ogni animale che avesse urinato nel posto giusto. Per quelli che non volevano saperne di usare la toilette, invece, un bel getto d’acqua fredda di alcuni secondi, “scherzetto” tutt’altro che gradito dai bovini.
Come si è svolto l’esperimento
Nel corso dell’esperimento, gli studiosi hanno lasciato che le sedici bovine esplorassero le strutture al coperto; tra di esse si trovava la speciale “toilette”, realizzata con una struttura di tubi e dotata di una porta automatica, con fotocellula. Dapprima i capi sono stati chiusi uno alla volta nella toilette, con gli operatori che hanno atteso pazientemente l’avvenuta minzione, puntualmente premiata.
Una volta compiuta la prima fase dell’esperienza, propedeutica all’apprendimento, le manze hanno stazionato nei pressi del suddetto locale e gli addetti hanno preso nota del comportamento dei singoli capi. Una parte di essi, crescente nel tempo, si recava ad urinare in toilette (nel video qui sotto) e riceveva il premio. L’altra, sempre più ridotta, puntualmente continuava a farla dove si trovava e altrettanto puntualmente riceveva lo “scherzetto” dell’acqua fredda.
Un ulteriore fattore introdotto nel tempo dagli studiosi è stato quello della distanza: superate le prime fasi, i ricercatori hanno preso ad aumentare lo spazio tra gli animali e le strutture “MooLoo”, sino a quando, alla fine di quindici sessioni di studio, hanno tirato le somme: con undici animali su sedici addestrati con successo.
Conclusioni
Oltre a dimostrare che è possibile ridurre le emissioni di ammoniaca del 56%, lo studio valuta positivamente una prospettiva in cui i bovini vadano ad urinare in un unico punto di raccolta, e questo per l’igiene che ne deriverebbe per la stalla e per chi la popola. Un insegnamento non da poco, per una soluzione che implica minimi investimenti e offre buoni risultati.
20 settembre 2021
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