
Le attività pastorali sono spesso legate all’adozione di razze rustiche locali, adattatesi lungo migliaia di anni ad ambienti specifici e rivelatesi uno strumento essenziale per ridurre la povertà e garantire la sicurezza alimentare in molti contesti. “Questo tipo di allevamento”, assicurano gli esperti della Fao, “si basa sul rispetto della natura, la promozione della produttività, la sostenibilità e il benessere degli animali”.
In questo senso, sabato scorso 13 novembre, l’organizzazione internazionale ha pubblicato un documento in cui vengono chiaramente esposte le prerogative fondanti che accomunano le attività pastorali, sintetizzate in sette attualissimi punti-chiave:
Azione contro il cambiamento climatico
Molti e recenti studi scientifici dimostrano inconfutabilmente che i paesaggi pastorali possono essere a emissioni zero, poiché gli animali al pascolo stimolano la crescita delle piante, che contribuisce al sequestro del carbonio nel suolo. Nei sistemi pastorali, gli animali possono anche essere rilasciati nei maggesi e nei campi, dove si nutrono di residui colturali e fertilizzano il suolo con il loro sterco: i nutrienti vengono così riciclati come parte di una bioeconomia circolare.
Grazie alla movimentazione delle mandrie, la pastorizia permette di diversificare le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. In Mongolia, ad esempio, i pastori possono utilizzare le “otor“, aree riservate ai periodi di crisi climatica – come l’inizio tardivo delle piogge – per preservare l’erba dall’eccessivo pascolamento. I pastori quindi gestiscono le risorse naturali in modo efficiente e proteggono la biodiversità in tutti i tipi di ambienti, dai deserti alle foreste, alle zone umide. Riconoscendo e integrando le conoscenze e le pratiche dei pastori, questi ecosistemi possono quindi essere preservati.
Diversificazione della produzione alimentare
In un momento storico caratterizzato da una crescente variabilità delle condizioni climatiche e delle risorse naturali disponibili, il rischio di carenze produttive può essere ridotto soddisfacendo la domanda di latte e carne attraverso vari metodi, ivi inclusa la pastorizia. Attraverso di essa sono assicurate proteine e sostanze nutritive di alta qualità e costi contenuti che soddisfano la domanda locale e riducono la dipendenza di ogni economia territoriale dalle importazioni. A ciò si aggiunge un ridotto livello di approvvigionamenti alimentari non locali, già che i pastori (i veri pastori, ndr) basano la dieta dei loro animali sulle risorse spontanee (pascolo, erba sfalciata) o da essi stessi coltivate in loco (fieno, granaglie, altre erbacee).
Allerta tempestivi in caso di pandemie
La pandemia da Covid-19 ci ha insegnato che quando si affrontano questioni sanitarie bisogna prestare attenzione alla salute degli animali, dell’ambiente e dell’uomo, vale a dire dell’ecosistema. L’approccio definito “One Health” aiuta i Paesi a monitorare e controllare meglio le zoonosi (malattie trasmesse da animali a esseri umani e viceversa). “In questo approccio”, spiega la Fao, “i pastori svolgono un ruolo fondamentale, innescando allarmi tempestivi sulle nuove minacce relative a malattie infettive nelle popolazioni di animali selvatici. Un ottimale accesso ai servizi veterinari e alle profilassi preventive, inclusi i vaccini a prezzi accessibili, permettono ai pastori di soddisfare le esigenze di produzione riducendo al contempo il rischio di trasmissione di malattie.
“Tra il 2016 e il 2019”, spiega la Fao, la nostra organizzazione “ha vaccinato circa trenta milioni di animali contro la peste dei piccoli ruminanti nelle aree pastorali dell’Etiopia. L’organizzazione sta anche aiutando agricoltori e pastori a utilizzare gli antimicrobici in modo responsabile, per aiutare a controllare l’emergenza e la diffusione di agenti patogeni resistenti ai farmaci nella catena di approvvigionamento e nell’ambiente”.
Rafforzare la manodopera e le opportunità di lavoro
La pastorizia fornisce mezzi di sussistenza a milioni di persone in tre quarti dei Paesi del mondo, ma è stata ignorata per anni dalle politiche e dagli investimenti. La promozione dell’accesso dei pastori all’istruzione, alla formazione, all’informazione, ai mercati, ai servizi veterinari e al supporto per la produzione animale, nonché ai servizi sanitari e finanziari, e le misure che facilitano i viaggi transfrontalieri possono portare notevoli benefici economici e sociali.
Ridurre la competizione tra consumo umano e consumo animale
La crescente domanda di alimenti derivati da animali allevati naturalmente e nutriti con erba sta guidando lo sviluppo del mercato al dettaglio di prodotti di alto valore nutrizionale, ambientale e sociale, aprendo mercati di esportazione e opportunità per migliorare la redditività delle comunità pastorali. “Si stima”, spiegano alla Fao, “che nel 2020 ottocentoundici milioni di persone fossero affamate. I sistemi basati sull’erba possono aiutare a ridurre l’insicurezza alimentare riducendo la “concorrenza” tra i cereali utilizzati per l’alimentazione degli animali e quelli destinati al consumo umano”.
Tutela della biodiversità animale
La pastorizia è stata praticata per migliaia di anni e le mandrie allevate nei sistemi pastorali mostrano alcuni dei più alti livelli di diversità genetica e resilienza possibili. Questa diversità di razze locali è il risultato di una stretta interdipendenza tra ambiente, esseri umani e animali: attraverso la selezione genetica e l’uso delle conoscenze ecologiche locali, i pastori migliorano continuamente le razze sostenendole in un lento ed incessante processo di adattamento ai cambiamenti ambientali, alle malattie e alle mutevoli richieste del mercato. La necessità di interagire e collaborare tra allevamenti promuove anche una maggiore diversità genetica.
Contributo allo sviluppo forestale
Il pastoralismo e la forestazione vengono presentati dalla Fao come entità interdipendenti. In alcune regioni, le foreste ripariali (foreste vicine a un corpo idrico) forniscono importanti spazi di pascolo per il bestiame durante le stagioni secche. In cambio, la pastorizia aiuta a mantenere e rigenerare queste terre. Nelle foreste delle zone aride, ad esempio, i ruminanti facilitano la germinazione dei semi di acacia digerendoli, un processo che consente all’acqua e all’aria di passare attraverso il morbido rivestimento esterno dei semi. In Europa invece i pastori di capre rimuovono i rovi, uno dei fattori di criticità per la crescita di alberi e arbusti; contribuiscono inoltre alla prevenzione degli incendi boschivi mantenendo pulito il sottobosco.
Conclusioni
Nonostante i numerosi vantaggi che offre, quindi – dalla lotta ai cambiamenti climatici alla conservazione del patrimonio ambientale e della biodiversità – la pastorizia è minacciata dall’esodo rurale e, in alcune regioni, da problemi di discriminazione, conflitti e cattiva gestione delle normative che afferiscono alla gestione ambientale, dell’ecosistema e in particolare della fauna selvatica. La Fao aiuta a sostenere i pastori di tutto il mondo e collabora con i governi locali, i centri di ricerca e le organizzazioni pastorali per migliorare le conoscenze, i metodi e gli strumenti necessari per la conservazione e lo sviluppo della pastorizia nel mondo.
15 novembre 2021