È sempre elevata in Italia l’antibiotico-resistenza (Ar), grave fenomeno sanitario fortemente legato all’abuso di farmaci, in special modo antibiotici da parte degli allevamenti intensivi di bovine da latte. A confermarlo è stato, mercoledì scorso 18 novembre, l’Istituto Superiore di Sanità.
Anche nel primo anno della pandemia, in cui il consumo di questi farmaci è calato, le percentuali di resistenza agli antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza sono risultate molto alte, mentre in qualche caso sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti. È quanto emerge dal rapporto “Ar-Iss” sulla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Gli otto patogeni che negli ultimi anni hanno palesato criticità nell’ambito dell’Ar sono lo Staphylococcus aureus, lo Streptococcus pneumoniae, l’Enterococcus faecalis, l’Enterococcus faecium (questi quattro gram-positivi), l’Escherichia coli, la Klebsiella pneumoniae, lo Pseudomonas aeruginosa e l’Acinetobacter species (gram-negativi).
Buone notizie sul contrasto all’escherichia coli
Una buona notizia in un contesto complessivamente tutt’altro che brillante riguarda l’Escherichia coli, le cui infezioni sono spesso legate all’assunzione di cibo contaminato, in particolare da formaggi, anche se pastorizzati, e da carni poco cotte.
Nel corso del 2020 la resistenza di questo batterio alle cefalosporine di terza generazione è calata, dal 30,8% del 2019 al 26,4% del 2020. Altro trend in calo per questo batterio riguarda le terapie a base di aminoglicosidi – che passano dal 18,4% del 2015 al 15,2% del 2020 – e di fluorochinoloni, che dal 44,4% del 2015 scendono al 37,6% del 2020.
Sempre per l’E. coli si è confermata molto bassa (0,5%) la resistenza ai carbapemeni che è invece risultata in aumento nelle specie Pseudomonas aeruginosa (15,9%) e in Acinetobacter species (80,8%).
Altro trend in calo negli ultimi sei anni si registra per gli aminoglicosidi (da 18,4% nel 2015 a 15,2% nel 2020) e i fluorochinoloni (da 44,4% nel 2015 a 37,6% nel 2020).
Gli altri patogeni resistono ai nuovi farmaci
Ancora tra i batteri gram-negativi, nel 2020 il 33,1% degli isolati di Klebsiella pneumoniae e il 10,0% degli isolati di Escherichia coli sono risultati multi-resistenti (resistenti a cefalosporine di 3ª generazione, aminoglicosidi e fluorochinoloni); entrambi questi valori sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Tra i batteri gram-positivi l’Enterococcus faecium è meno resistente alla gentamicina e streptomicina (da 74,1% nel 2017 al 68,3% nel 2020), mentre la resistenza all’ampicillina nel 2020 ha superato il 90%.
Italia: consumo di antibiotici ancora sopra la media
Nel nostro Paese – lo comunica l’AIFa, Agenzia Italiana del Farmaco – la situazione è critica sia per l’abuso degli antibiotici (un aspetto confermato dal Rapporto OsMed) sia per l’elevata prevalenza di germi con resistenza agli antibiotici. Nonostante il trend sia in riduzione, il consumo di antibiotici in Italia continua ad essere superiore alla media europea, sia nel settore veterinario che in quello umano.
Insieme alla Grecia, il nostro Paese detiene il tragico primato europeo nella diffusione di germi resistenti. «Il problema della resistenza agli antibiotici», spiega il direttore generale dell’AIFa, Nicola Magrini, «è una delle sfide principali a livello globale, sia per la sanità umana e veterinaria che per l’ecosistema in generale». «Per combatterla», aggiunge Magrini, «occorre una strategia condivisa a tutti i livelli che, secondo un approccio “One Health”, promuova l’uso ottimale e parsimonioso degli antibiotici. In questo ambito, l’AIFa è sempre pronta a dare il suo contributo».
22 novembre 2021